Welfare

L’islamic fashion si fa strada

un po' per moda Dal velo in giù, una rivoluzione in vista

di Redazione

Moda e Islam sono un binomio vincente nei Paesi a maggioranza islamica in cui si trovano veli griffati provenienti da case parigine e milanesi. Nonostante ciò,
queste case di moda non hanno ancora disegnato modelli di veli
per una nuova clientela occidentale che richiede per se stessa
un tocco di stile arabo di Lubna Ammoune
S e non si trova un mercato “religioso” in cui trovare risposta alle proprie esigenze, ci si lamenta o ci si arrangia? Di veline G2 (ragazze italiane di origine arabo-islamica che portano il velo) ce ne sono tante, molte di loro hanno nel proprio guardaroba più di trenta veli con accanto capi d’abbigliamento made in Italy. E potrebbe sorgere spontanea una domanda: come fanno ad averne così tanti se non esiste un negozio di hijab/chador in Italia? È un quesito a cui molte di loro hanno risposto con una parola: creatività. Per chi riesce ad andare ogni anno in un Paese arabo è facile fare acquisti, ma per chi non frequenta il Paese d’origine dei propri genitori?
Negli ultimi anni si è potuta notare la varietà di veli che vengono indossati. Queste differenze non sono dettate esclusivamente da una diversità etnica, come si potrebbe pensare, o da una visione diversa della religione, bensì dalla pura fantasia e dal bon ton. In uno specifico Paese arabo vi sono vari tipi di veli ma il numero è limitato rispetto alla realtà che si presenta nell’Islam italiano ed europeo. In questo caso si può parlare di “marketing adattivo”. Se il prodotto non si trova, o lo si crea o se ne cerca uno simile e lo si adatta alle proprie esigenze.

Una moda fai da te
Si entra nei negozi d’abbigliamento e ci si arrangia cercando di improvvisare un collage senza rivolgere particolare attenzione a chi è, tra la clientela, il vero destinatario. Una moda fai da te, che a volte riesce, a volte meno rispetto alla carenza di modelli e vogue.
Nella realtà virtuale troviamo cataloghi di Islamic fashion, sono nati siti e blog che dedicano le loro pagine ad aiutare e consigliare la vendita online di foulard, indicando negozi virtuali, da Al Muhajabat a Crescent Moon Boutique, da Artizara a Hijab Girl, un mondo a parte dove le veline hanno l’imbarazzo della scelta, da un abbigliamento allegro e coloratissimo sino all’estremo, un mondo non ancora presente nella realtà terrena.
Eppure moda e Islam sono un binomio vincente nei Paesi a maggioranza islamica in cui si trovano veli griffati provenienti da case di moda parigine e milanesi che distribuiscono i loro prodotti di marca nelle capitali mediorientali e del Golfo. Nonostante ciò, queste case di moda non hanno ancora disegnato modelli di veli per una nuova clientela occidentale che richiede un “islamic fashion” e allo stesso tempo moderno.
Questa clientela, che può rappresentare sicuramente un potenziale acquirente, esiste ed è pure in continuo aumento. Contrariamente al luogo comune per cui nell’immaginario dominano donne avvolte in chador antiestetici e un’onda di veli neri o dai colori spenti che vuole solo passare inosservata, si potrebbe trovare di tutto, dalla scelta del tessuto al colore, alla modalità d’indossarli e di avvolgerli intorno al volto e al collo, a volte nascosto, a volte scoperto.
I prodotti potrebbero essere rivolti solo a una clientela specifica (indice di valorizzazione e di consapevolezza di una società multiculturale e non di ghettizzazione), ma all’interno si presenterebbe un mosaico di volti che aspettano veli ad hoc, veli per varie occasioni perché non sono uguali a se stessi: per la casa quando ci sono ospiti, per andare in università o per lavorare, per uscire con gli amici, per particolari eventi come feste, cene importanti o conferenze, per andare a correre e così via.

mamma mia, il look!
Al velo si aggiungono gli spilli che li tengono fermi, ciondolini, spille semplici o con diamantini colorati in coordinato col resto, spilli pensati per giacche da Hello Kitty ma che possono essere adattati per gli chador, per esempio. Così i veli seguono trend svelati e neanche tanto nascosti e possono anche essere indice di quanto una ragazza musulmana ci tenga al proprio look. La moda è arte e se personalizzata diventa anche cultura.
È un segno che distingue e comprende tutti i dettagli, nulla passa inosservato. Lo hijab diventa qualcosa di più, può essere codice di comunicazione e attorno ad esso può dipendere l’intero codice di vestiario. Così come sta cambiando la società, così il settore di marketing potrebbe in termini di comparto economico della moda mostrarsi sensibile e al passo coi cambiamenti.
Le diverse richieste che nascono anche da differenze culturali e religiose aprono uno spiraglio di opportunità per coloro che hanno coraggio di uscire dai confini di un’apparente e rassicurante monocultura. Il mondo dello hijab, se valorizzato, potrà dare inchiostro alle penne dei designer e aggiungerà nelle vetrine, accanto ad altri capi, versioni di sé molto glamour.

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