Q uando il ministro per la Funzione Pubblica, Brunetta pensa ai classici tornelli da installare sulle entrate degli uffici per controllare indirettamente la quantità di lavoro prestato dai magistrati nello svolgimento ordinario e quotidiano dei loro compiti, non è accaduto che il ministro abbia perso il senso del giudizio.
È vero, invece, che, nei termini più generali, in Italia accade facilmente – certo non solo ai magistrati – che una condizione professionale molto liberale rispetto al tempo di lavoro veramente reale, com’è quella di questi operatori senza tempi e senza obblighi di presenza, senza adempimenti prefissati, senza standard di riunioni o di impegno collettivo, di fatto, cioè nella realtà, si trasformi talvolta in una condizione di libertà assoluta intangibile e immodificabile da ogni vincolo o presupposto operativo.
In sostanza quasi si rischia di smarrire, in questi casi, la contrapposizione logica tra compensi spettanti e liquidati e prestazioni rese.
È la realizzazione di questa realtà, alquanto frequente nelle cariche importanti nei casi pubblici di libertà assoluta nelle operazioni, a suggerire, com’è avvenuto, rimedi discutibili, forse, come possono esserlo i tornelli applicati in pianta stabile.
Tuttavia, prevedere delle grandezze minime di operatività reale (come per esempio un certo numero di sentenze, un certo numero di motivazioni di atti vari, un tetto di operazioni effettive) non ha motivo di essere considerato secondo me un atteggiamento perdente, criticabile o addirittura blasfemo.
Nell’operare per gli interessi pubblici, una condizione che è già molto particolare da considerarsi, rispetto al più semplice incarico professionalizzato di lavoro, non c’è ragione per scandalizzarsi quando la quasi totale inattività di taluni operatori (che cambiano ferie con riposi sanitari, aggiuntivi, nel caso, a uno standard di operatività che può rivelare qualunque indicazione) è capace di caratterizzare il vincolo teorico di professionalità instaurato, generano il sospetto (spesso la convinzione) che l’operatività prevista è proprio una cosiddetta “sine cura”.
Far passare il ministro Brunetta, politico la cui intelligenza non ha bisogno di essere sottolineata da nessuno, per una persona culturalmente deviata dal mito come tale dell’efficienza al lavoro, è un atteggiamento stupido e sbagliato in termini drastici.
Qualcosa di serio, nel campo citato, deve proprio essere fatto.
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