Non profit

è aperta la cacciabal donatore fedele

Un sostenitore su tre non sceglie un'organizzazione di riferimento.bLa conferenza nazionale dell'Iid analizza la tendenza. Per ribaltarla

di Redazione

C hi trova un donatore trova un tesoro, ma chi trova un donatore fedele di tesori ne trova due: uno subito, e uno che si rivaluta nel tempo. Il problema è che i donatori italiani sono abbastanza farfalloni: secondo una ricerca Eurisko commissionata dall’Istituto italiano della donazione, il 48% dei donatori nostrani (la metà della popolazione italiana, il 52%) oltre a sostenere stabilmente una o più organizzazioni, si impegna «saltuariamente» anche nel sostegno di altre cause ritenute importanti, mentre il 36% non è fedele a nessuna associazione in particolare e preferisce scegliere di volta in volta a chi destinare la propria generosità.
Come aumentare, allora, la fedeltà dei donatori, a tutto vantaggio delle risorse delle realtà non profit? Se lo chiede l’Iid – Istituto italiano della donazione, che dedica al tema della fidelizzazione la terza conferenza nazionale, in programma a Milano il prossimo 11 novembre.
«Il nostro scopo è dare utili indicazioni per trasformare gli “infedeli” in fedeli», spiega l’ingegner Franco Vannini ( nella foto ), consigliere delegato Iid. «Certo non è facile convincere un “battitore libero” a consegnarsi alla causa di una organizzazione, ma è possibile: una strada è far riflettere sulle esperienze personali che ciascuno di noi ha vissuto, o ha visto vivere, quando si è avuto bisogno di una realtà sociale per motivi personali o familiari. Nulla è più convincente che toccare con mano l’importanza della solidarietà». Un altro elemento che può convincere il donatore libertino ad accasarsi è la trasparenza, anche se, avverte Vannini, «chi è fedele sa bene che la propria associazione di riferimento è onesta, mentre chi non lo è probabilmente non è così motivato a informarsi».
Certo è che quando scoppia qualche scandalo che investe il non profit, il danno in termini di entrate per il settore è notevole. Come fare per evitare simili effetti a catena? «Primo, spetta agli operatori dell’informazione non generalizzare», avverte Vannini, «sia nel bene che nel male. Anche se spesso la ricaduta degli “scandali”, veri o presunti, è per fortuna transitoria. Quello che vince, nel tempo, è la bontà della causa unita alla trasparenza di gestione».

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