Gentile dottor Salviato,
la crisi è esplosa. E le sue conseguenze ancora non le conosciamo. Quali contromisure servono?
Sebastiano Anzalone, email
Il processo di finanziarizzazione dei mercati ha prodotto una delle crisi più profonde del sistema economico dell’ultimo secolo. L’impressione è che si cerchi di tappare un buco, mentre sta crollando un grattacielo. Le conseguenze per la nostra economia saranno drammatiche, ed ancora una volta a rimetterci saranno i lavoratori, le medie e piccole imprese, le fasce deboli, il terzo settore.
Dovremo uscire da questa situazione cercando di comprendere gli errori commessi ma senza farne di nuovi. Innanzitutto, non è educativo coprire gli errori del sistema finanziario, cercando di “socializzare” le perdite delle banche. Anzi dovremmo cercare di individuare i colpevoli, punirli, ed eventualmente premiare le buone prassi che hanno saputo dimostrare che una finanza responsabile è possibile.
Poi, non credo sia lecito e neppure etico bruciare migliaia di miliardi di euro, mentre con soli 16 miliardi di dollari avremmo potuto raggiungere gli obiettivi del Millennio – e con altri 9 miliardi avremmo potuto “sfamare” 400 milioni di persone.
Il credit crunch che si profila sarà un costo da spartire tra tutti: lavoratori, consumatori, imprenditori, liberi professionisti. Il mondo produttivo è stato completamente messo in discussione dalla insensata gestione di prodotti finanziari che non avevano nessun riferimento con l’economia reale.
È il momento di pensare alla definizione di nuove regole, per la costruzione dei pilastri che rappresenteranno i punti di riferimento della nuova finanza: trasparenza, banca quale intermediario del credito, regole adeguate allo scopo e vincolanti, regolamentazione dei paradisi fiscali.
Perché in questi giorni non è solamente in gioco l’etica, ma prima di tutto il recupero reputazionale di un settore che è arrivato ai limiti del collasso economico e finanziario.
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