Mondo
CONGO. Amnesty: rafforzare la missione di peacekeeping
L'organizzazione per i diritti umani chiede che non siano intralciati gli aiuti umanitari
di Redazione
«La situazione nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria, a meno che la forza di peacekeeping delle Nazioni Unite (Monuc) non riceva rinforzi adeguati a proteggere i civili». A dichiararlo in un comunicato è Amnesty International, che sollecita «il Consiglio di sicurezza a fornire immediata assistenza alle truppe Onu, sotto forma di ulteriore personale, supporto aereo e altro equipaggiamento. Solo cosi’ sara’ possibile interrompere gli attacchi dei gruppi armati contro la popolazione civile e rafforzare
l’embargo Onu sull’Rdc, coerentemente col mandato attuale della Monuc».
La crisi umanitaria e dei diritti umani nella regione orientale dell’Rdc si e’ acuita all’inizio del mese, quando il Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), guidato dall’ex generale Laurent Nkunda, ha lanciato una nuova offensiva contro le forze governative minacciando di prendere Goma, la capitale della provincia.
L’accordo di pace siglato quest’anno a gennaio non ha fermato il conflitto nel Nord Kivu. I combattimenti coinvolgono l’esercito regolare congolese (Fardc), il Cndp dell’ex generale Nkunda, varie milizie locali mayi-mayi e un altro gruppo armato, le Forze democratiche ruandesi per la liberazione del Ruanda (Fdlr).
«La comunita’ internazionale non deve rimanere a guardare in un momento in cui il conflitto nell’est del paese rischia di degenerare ai livelli di violenza del periodo 1998 – 2002, quando morirono tre milioni di persone. Questa cosa non deve succedere ancora una volta’ – ha ammonito Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty International. «I leader mondiali devono premere sulle parti in conflitto, specialmente sul Cndp, e sui governi che possono esercitare influenza, come quello del Ruanda, per impedire ulteriori vittime civili».
Anche nella regione dell’Ituri c’e’ stata una significativa ripresa della violenza dei gruppi armati, mentre nel distretto di Haut-Ue’le’, nella provincia orientale, gli attacchi contro i civili e i rapimenti di bambini da parte dell’Esercito di resistenza del Signore (Lra), il gruppo armato di opposizione ugandese, si sono intensificati costantemente nell’ultimo anno.
«A causa di questa nuova esplosione di violenza, gli sfollati hanno superato la cifra di un milione» afferma Amnesty International. «Intere comunita’ sono state sradicate dalle proprie terre e le peggiori conseguenze le hanno subite donne, bambini e anziani».
La Monuc ha il mandato di garantire la protezione dei civili, compreso il personale umanitario, da imminenti minacce di violenza fisica.
Amnesty International sollecita una ferma azione internazionale per spingere i governi dell’Rdc e del Ruanda a rispettare gli impegni assunti con la dichiarazione congiunta firmata a Nairobi nel novembre 2007, in particolare quelli di porre fine alla reciproca propaganda negativa e di astenersi dal fornire sostegno ai gruppi armati, compresi il Cndp e l’Fdlr.
«Gli attacchi deliberati o indiscriminati contro i civili o contro i peacekeeper che stanno svolgendo il proprio dovere di proteggere i civili, costituiscono crimini di guerra. I civili stanno subendo le conseguenze peggiori e tutto questo non puo’ andare avanti» ha concluso Hondora.
Amnesty International chiede inoltre a tutte le parti in conflitto di
garantire che le agenzie di soccorso umanitario non siano intralciate nella fornitura di aiuti umanitari agli sfollati e ai feriti.
Dal 1998 oltre cinque milioni di persone sono morte nel conflitto dell’Rdc.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.