Mondo
Un Paese sul baratro
Migliaia di rifugiati per i combattimenti nel Kivu. L'Ue pensa a una missione che protegga i civili
di Redazione

I nostri bambini sono esausti e non stanno bene, non ce la facciamo più a scappare» dice alla Bbc uno dei profughi del Kivu. La situazione nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) rischia di trasformarsi in una catastrofe umanitaria, ripetono tutte le agenzie umanitarie che si trovano nel Paese.
Dall’inizio della settimana i ribelli del generale dissidente Laurent Nkunda sono avanzati sino a Goma, facendo retrocedere le forze governative verso il Sud Kivu. E anche una massa di 300mila persone abbandona le colline e il capoluogo e fugge come può nella stessa direzione dei militari o verso il vicino Rwanda.
«Nel Nord Kivu migliaia di persone sono sfollate per la seconda, terza o perfino quarta volta» dice Julien Harris, Responsabile Unicef per le operazioni sul campo nell’est del Congo. «Per donne e bambini le conseguenze sono devastanti. In tali condizioni, sono alti i rischi di epidemie di colera, di morbillo e l’aumento dei casi di malnutrizione tra i bambini. Se non ci sarà una sospensione dei combattimenti, la vita dei bambini e delle loro famiglie sarà in grave pericolo».
Nei giorni scorsi le agenzie dell’Onu hanno denunciato la difficoltà ad operare a causa dell’insicurezza sul terreno, e ieri i miliziani del generale Nkunda, hanno annunciato l’apertura di corridori umanitari per favorire l’assistenza agli sfollati. Dopo aver indetto cessate il fuoco unilaterale hanno chiesto anche un dialogo con il governo.
Una forza Ue per proteggere i civili?
I 27 Paesi della Ue hanno deciso di incontrarsi per decidere sulla missione militare con scopi umanitari nell’Est della Repubblica Democratica del Congo. L’ipotesi è quella di un “gruppo tattico” europeo, tra i 400 e i 1.500 soldati, che possano essere dispiegati rapidamente. Il ruolo della forza europea non sarà di combattere a fianco delle truppe delle Nazioni Unite nella RDC, ha detto il ministro francese Bernard Kouchner, ma di proteggere i civili
Il parlamento congolese: sì al dialogo no alle armi
I deputati congolesi hanno chiesto all’unanimità al governo di Kinshasa di avviare un dialogo diretto con i ribelli guidati dall’ex generale tutsi Nkunda. Riunita in sessione plenaria, l’Assemblea nazionale della Repubblica democratica del Congo ha approvato una “raccomandazione” in cui invita l’esecutivo a tener conto delle richieste dei ribelli e ad abbandonare l’idea di una soluzione militare.
L’Appello del Papa
Papa Benedetto XVI ha esortato i fedeli a pregare per la riconciliazione e la pace “in particolari situazioni che causano allarme ed enorme sofferenza, come sta vivendo la popolazione del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo”. Anche la Conferenza Episcopale Congolese (CENCO) in un messaggio intitolato “Altro sangue innocente in Congo!” ha denunciato o sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali (cobalto, rame, zinco, oro, diamanti, coltane, cassaterite, …) stia causando le ricorrenti guerre nelle regioni nord-orientali del paese e la nuova grave tragedia umanitaria. Già all’inizio di ottobre la rete Caritas aveva lanciato un programma d’intervento d’urgenza a favore di 15.000 nuove famiglie sfollate, in fuga dai propri villaggi.
Il comunicato di ITALIA AIUTA
I combattimenti continuano senza sosta: i ribelli della CNDP (Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo, gruppo capeggiato dal generale Nkunda) sono giunti alle porte di Goma, capoluogo della regione, e migliaia di persone sono in fuga dalla città dove la situazione rischia di acuirsi, espandendosi nel resto del Paese.
ITALIA AIUTA è presente in Repubblica Democratica del Congo tramite tre delle organizzazioni non governative che fanno parte del network: Cesvi, Cisp e COOPI.
In questi giorni sta tenendo monitorata la situazione, con preoccupazione crescente, pronta a lanciare un appello congiunto qualora la crisi umanitaria dovesse precipitare.
Cesvi è operativo con 8 espatriati: a Kinshasa ha in corso un progetto di lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria, a Bunia nell’est del Congo un intervento sanitario, di ricostruzione di scuole e formazione di insegnanti, nelle vicinanze di Mambasa un programma a favore dei Pigmei.
Cisp porta avanti progetti di lotta alla povertà e di approvvigionamento idrico in Bas Congo e nel Kasay Occidentale, tramite 2 operatori europei e diversi operatori locali.
Coopi e attiva con più di 40 operatori internazionali e centinaia di operatori locali in 8 diverse regioni del Congo: Kinshasa, Equatore, Maniema, Ituri, Kasai Orientale, Nord Kivu, Sud Kivu e Katanga. I principali settori di intervento sono la nutrizione, la sanita, l’infanzia e la sicurezza alimentare. In particolare, nel Nord Kivu COOPI ha in corso progetti di nutrizione a favore delle popolazioni sfollate nei campi a nord di Goma.
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