Non profit

Ma in fabbricabnessuno ne parla

l'operaio

di Redazione

V incenzo Vestita, 31 anni, tarantino di Grottaglie, lavora all’Ilva dal maggio 2001. Sette anni fa, con in tasca la maturità scientifica, ha preso al volo quella che, fin da allora, era l’occasione della vita: un posto in acciaieria. Come suo padre. «Anche fra i suoi colleghi andati in pensione in anticipo grazie alla legge sull’amianto, in pochi sono arrivati ai 60 anni».
Vita: Ieri l’amianto, oggi la diossina…
Vincenzo Vestita: Lo so. Ma qui non c’è alternativa. Non si può nemmeno immaginare la marea umana che c’era allo stabilimento nel giorno dei colloqui.
Vita: E trasferirsi in un’altra città?
Vestita: La mia fidanzata è di qui. Sta studiando Scienze sociali. Poi proverà a trovarsi un lavoro.
Vita: Con quante speranze?
Vestita: Più o meno, zero.
Vita: Lei passa almeno otto ore allo stabilimento. Non ha timori per la salute?
Vestita: Quelli che rischiano di più in fabbrica sono gli addetti all’area calda. Io sono un privilegiato: seguo il processo di agglomerazione. Certo in generale l’aria è quella che è. Ma questo in tutta la città.
Vita: Quante assemblee avete fatto in fabbrica sulla questione ambientale?
Vestita: Nessuna, ma non le facciamo nemmeno quando qualcuno muore. Nell’epoca Riva, dal 65 ad oggi, le morti sul lavoro sono state una quarantina.
Vita: E i sindacati?
Vestita: Da noi hanno poco potere, su 13.500 operai quelli sindacalizzati sono 6mila. Io sono fra questi. Iscritto alla Fiom.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.