Non profit

Volontari cercansi per la biodiversità

di Redazione

U na serra-laboratorio nel carcere di San Vittore a Milano, un vivaio a San Giuliano Milanese e un progetto nell’hinterland milanese, finanziato dall’Osservatorio nazionale per il volontariato, inserito in Metrobosco (la cintura verde attorno al capoluogo lombardo sorta a cura della Provincia) con le scuole superiori di Corsico, Vimercate e della stessa Milano: è l’Associazione per i Vivai ProNatura, una realtà attiva da una ventina d’anni e che, come spiega lo stesso presidente Franco Rainini , «dopo essere nata come associazione ambientalista in difesa della biodiversità e della flora autoctona, ha sviluppato un’attività sociale».
Come è nato il lato sociale?
«Dal 1997 abbiamo cominciato a sviluppare attività di solidarietà sociale che si sono concretizzate nel 2000 con la costruzione, diretta da noi attraverso un progetto finanziato dal ministero della Giustizia che era in capo a San Vittore, di una serra dentro il carcere. La serra va avanti da otto anni con le detenute che operano in borsa-lavoro. Anche il vivaio funziona come ambito di attività sociale per persone in difficoltà, inserite a loro volta in borsa-lavoro dal Comune di Milano. Sono due iniziative che viaggiano in parallelo».
Cercate volontari: che cosa fanno in concreto?
«I volontari gestiscono il vivaio con i borsisti e fanno tutoring a San Vittore. C’è poi lo spostamento di materiali: uno dei problemi che abbiamo, infatti, è che la serra all’interno di San Vittore è minuscola e per funzionare ha bisogno di essere in osmosi continua con il vivaio. Da qui arrivano contenitori, terriccio e piante, ed è importante mantenere un legame funzionale tra serra e vivaio. I volontari fanno tutoring sia per le detenute sia per i borsisti».
Quali competenze devono avere?
«Siamo partiti dall’idea di fare propagazione di piante che in genere non propaga nessuno. Si chiama conservazione “ex situ” delle piante. I semi vengono raccolti dai volontari in natura, per questo occorre avere un minimo di competenza naturalistica, ma non certamente essere agronomi! Viviamo dall’apporto dei volontari ed è strategico continuare a cercarli».

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