Condanna 1. «Omicidio volontario con dolo eventuale», svolta storica della magistratura a proposito di incidenti sul lavoro. Per la prima volta, nel rinvio a giudizio viene configurato, per il solo amministratore delegato della Thyssen, Herald Espenhahn, un reato che può portare ad una condanna molto severa: 21 anni di carcere. La Thyssenkrupp è diventata il simbolo di un’economia in crisi, che ricatta i sindacati sull’occupazione a scapito della sicurezza, che investe finanziariamente a distanza, relegando il mondo degli operai ad un terzo mondo virtuale. Senza più diritti o regole. Torino come Pechino o Seul. E tuttavia già sembra appartenere ad un mondo tramontato per sempre. Su cui è sceso il sipario della cronaca se non della storia. La condanna esemplare, che forse questa volta arriverà, non può consolare ma ci riconcilia un po’ con la giustizia di questo mondo. E tutti si augurano che funzioni da deterrente per il futuro.
Condanna 2. L’altra condanna che ha tenuto banco in questa settimana è stata quella della Corte d’Assise di Como che sta giudicando Olindo e Rosa Bazzi per la strage di Erba. Contro di loro il pubblico ministero del processo ha chiesto l’ergastolo. È d’altra parte difficile immaginare altro per chi ha comunque confessato di avere ucciso i vicini di casa per futili motivi: un bambino piccolo e tre donne. È in qualche modo andato in crisi Carlo Castagna, marito, padre e nonno di tre delle quattro vittime, che dall’inizio aveva colpito tutti con il suo perdono cristiano. Il perdono personale e la richiesta di ravvedimento invocati da lui non possono smentire o diminuire il corso della giustizia che giustamente porta all’ergastolo dei due assassini. Neanche ai suoi occhi. Ridono invece nella gabbia i due “ripulitori” di Erba, conniventi in un amore che è complicità omicida e che non si è ancora rotto.
Lacrime. E dopo Eluana? La Stampa ha pubblicato una bella inchiesta su «Tutte le Eluana d’Italia», presentando casi simili e tutti diversi. Ha dedicato una pagina intera al caso di un ex pilota Alitalia accudito da 20 anni da una mamma 84enne e da una colf musulmana. I medici hanno detto che si tratta di SVP, lo stato vegetativo. Ma la mamma sostiene che spesso al contatto fisico, suo figlio reagisce ridendo oppure piangendo. E gli cadono le lacrime. C’è coscienza o no in questo SVP? C’è vita? Si può amarla una vita così? Si può viverla? Tempo fa una donna morì dopo 20 anni di coma, e sua figlia disse: «Mi manca il suo respiro». La si pensi come vuole, non è roba da barricate.
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