Un omaggio ai morti della Thyssen, ma anche molto di più. La menzogna , la nuova opera teatrale del maestro Pippo Delbono, che ha esordito qualche settimana fa a Torino, è un viaggio nel dolore umano, nella durezza della vita, acutizzata dalla finta armonia. Dalla menzogna, appunto.
Perché partire dalla Thyssen?
La città mi aveva chiesto un lavoro per ricordare le vittime della tragedia. Per me è stato un pretesto per iniziare un viaggio nel nostro tempo. D’altronde la storia dellaThyssen racchiude in sé sofferenza e bugie.
Maschere, finzione, apparenza. Sembra Pirandello?
È vero. Oggi più che mai l’immagine conta più dell’essenza. Basta il nome per giudicare: perché il semplice chiamarsi “clandestino” o “zingaro” allontana le persone?
Dicono che il suo sia un teatro sperimentale?
Non è sperimentale, è teatro vivo. Oggi in Italia il 90% delle opere sono vecchie, classiche. E quelli che fanno qualcosa di nuovo sono etichettati “sperimentali”. Ogni artista deve essere impegnato. Se no è intrattenimento, è tv.
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