Famiglia
I ragazzi adottati bsi sono fatti grandi
famiglia L'identikit dell'indagine Ciai - Eurisko
di Redazione
Le caratteristiche principali: legatissimi ai genitori e di istruzione medio alta. Ma allergici alle nozze A mano la loro famiglia, si sentono perfettamente integrati nella cultura italiana, hanno un grado d’istruzione più alto della media e sono ben inseriti nel mondo del lavoro. Se vogliamo proprio trovar loro un difetto, si fa fatica a farli convolare a nozze, perché preferiscono restare un po’ più a lungo con i genitori. Ma giurano che di figli ne vogliono avere, eccome, anche attraverso l’adozione.
È l’identikit degli adottati adulti realizzato da Eurisko per il Ciai – Centro italiano aiuti all’infanzia. Il risultato che ne è emerso è quello di una generazione serena e perfettamente integrata nel nostro sistema sociale. L’ingresso nel mondo del lavoro e l’esperienza lavorativa sono in media con la popolazione nazionale di pari età (53% di occupati a tempo pieno e 13% part time).
Molto più alto della media è il livello di istruzione (grazie a un contesto familiare che già si trovava, in percentuale, sopra la media), tanto che il 77% ha un diploma superiore (contro il 52% nazionale) e ben il 32% (contro il 13% nazionale) sta concludendo o ha concluso l’università. La scuola italiana non è stata comunque molto accogliente con loro: quasi un terzo degli intervistati ha avuto problemi, nei primi gradi d’istruzione, legati alla provenienza etnica o adottiva.
Legatissimi alla famiglia, nel 51% dei casi vivono ancora in casa. «Questo dato può essere letto come la necessità di godere il più possibile di un affetto gratificante e stabile, all’interno della loro storia personale», dice la psicologa Alessandra Santona , consulente Ciai. «Così come il fatto che il 62% di loro siano ancora celibi o nubili, rispetto al 49% della media degli italiani di pari età, è da leggere sia come difficoltà nello stabilire una relazione intima che andrebbe inevitabilmente a riaprire ferite del passato particolarmente dolorose, sia come un “posticipo” legato a fattori sociali: un percorso di studio più lungo, una più impegnativa carriera professionale. La stragrande maggioranza (59%) dichiara comunque di volere figli e anzi, di voler replicare l’esperienza adottiva come genitori».
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