Non profit
ANZIANI. Auser, una legge per il volontariato over 60
E' una delle proposte lanciate oggi a conclusione del congresso nazionale Auser
di Redazione
«Una legge sul volontariato organizzato degli anziani non può essere una semplice estensione della legge sul servizio civile volontario dei giovani», ha detto il presidente nazionale Auser Michele Mangano a conclusione del VII Congresso Nazionale che si è svolto a Viareggio da mercoledi’ a oggi con la partecipazione di 350 delegati in rappresentanza di oltre 273.000 soci.
«Quello a cui noi pensiamo – ha proseguito- si colloca propriamente nella prospettiva della società multiattiva nella quale coinvolgere persone non piu’ vincolate da nei loro tempi di vita da obblighi di lavoro o di studio. Il loro impegno civile va incentivato in due modi: promuovendone e sostenendone l’autorganizzazione per finalità altruistiche o mutualistiche e attribuendo loro un ”credito sociale’».
L’altra proposta è il riconoscimento del diritto all’educazione permanente, a tutte le età, per una visione viva, attiva e propositiva della vita e per mettersi finalmente al passo con l’Europa.
L’Auser lancia la provocazione che una nuova ”cultura’ della vecchiaia entri nell’insegnamento e nella politica e divenga formazione continua degli individui di ogni età e posizione sociale.
«Per il nostro Paese rivendichiamo politiche di sostegno all’invecchiamento attivo, un vero e proprio Piano Regolatore che corrisponda alla prospettiva di una società sempre meno ancorata alla rigida separazione tra fasi vitali: apprendimento, produzione, riposo».
La sfida dell’Auser guarda a quella fascia demografica di anziani che va dai 60 agli 80 anni che non chiede solo assistenza, ma rivendica una prospettiva di vita di ”bene-essere’. A questa fascia stanno accedendo i nuovi anziani del baby boom del dopoguerra e che hanno buone condizioni di salute, condizioni di reddito e di istruzioni migliori, ma anche autonomia. Questi nuovi ingressi porranno crescentemente domande diverse e innovative. Una situazione che chiama in causa l’Auser. Invecchiare bene non è solo un fatto di salute, ma anche disponibilità al cambiamento, apertura al nuovo, esercizio di fare progetti ed avere speranza.
L’Auser che esce da questo Con gresso guarda inoltre al suo futuro con una attenzione particolare ai giovani che vuole coinvolgere sempre di più al suo interno, e agli immigrati promuovendo attività di integrazione e di dialogo interculturale.
Auser chiede e rivendica: politiche che favoriscano la permanenza al lavoro, raggiunte un’anzianità contributiva e anagrafica non dissimile da quella prevista nel recente protocollo sul welfare, sulla base di opzioni volontarie legate al proprio progetto di vita e che si possano avvalere di forme di lavoro part time, di incentivi alle imprese che mantengono gli anziani in servizio e alla permanenza volontaria in servizio dei lavoratori anziani; politiche, strumenti e risorse per la promozione, tra i lavoratori prossimi al pensionamento, dell’educazione all’invecchiamento, per la preparazione ad un tempo di vita, non piu’ scandito dai vincoli del lavoro organizzato, visto come occasione per nuove forme di autorealizzazione, aderenti alle proprie inclinazioni personali, e per una diversa organizzazione della società fondata sulla partecipazione e sui liberi contributi dei soggetti che la compongono; politiche di sostegno alla non autosufficienza e di contrasto alla solitudine e all’esclusione sociale attraverso la piena attuazione della legge 328 e delle leggi regionali di recepimento. E ancora: politiche per l’apprend imento lungo tutto l’arco della vita non solo ai fini della riqualificazione e riconversione del lavoro, ma come condizione di benessere personale, di inclusione sociale, di crescita degli individui L’Auser ribadisce la sua opinione nettamente critica sulla Social Card considerandola espressione di una politica caritatevole nè di riforma, nè strutturale.
«Occorrono mezzi di contrasto alla povertà, ben diversi da quelli della Card», ha detto Mangano. Esprime inoltre una forte preoccupazione per il rischio di uno smantellamento dello stato sociale con fortissime ricadute sulle spalle del terzo settore e delle famiglie. «La nostra idea – ha infine ricordato Mangano- è di un ruolo integrato e sussidiario del volontariato e di intervento complementare del terzo settore nella vita sociale del Paese».
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