Mondo
La crisi è arrivatabanche nel piatto
alimentazione Il dossier Inran sulle abitudini degli italiani
di Redazione
Tra gennaio e giugno 2008, i rincari alimentari sono costati alla famiglia media circa 165 euro.
70 per colpa di pane e pasta. 30 euro
dagli aumenti del latte
e dei suoi derivati
G li effetti della crisi peseranno anche sull’alimentazione. Parola di Inran che, assieme a Federalimentare, Coope e Fondazione Banco Alimentare, ha pubblicato il dossier 2008 sul Diritto all’alimentazione a tutela delle fasce più deboli della popolazione. Diminuendo il potere d’acquisto delle famiglie, è a rischio la qualità alimentare. È il risultato forse più preoccupante del dossier: se la spesa media mensile 2007 delle famiglie per acquisti domestici di prodotti alimentari calcolata dall’Istat si è fermata a 466 euro (lo stesso livello del 2006), a fronte di un’inflazione al 2,8%, significa che le famiglie hanno cominciato a modulare diversamente la loro spesa. Acquistando in minor quantità, ma soprattutto rinunciando alla qualità. «A risultarne maggiormente penalizzati sono prodotti tradizionali italiani, come pane e pasta, ma anche i prodotti più idonei ad una alimentazione salutare, come la frutta e gli ortaggi, ai quali è riservato solo un decimo della spesa», scrive nella presentazione il presidente dell’Inran, Carlo Cannella ( nella foto ).
Un dato: tra gennaio e giugno 2008, i rincari alimentari sono costati alla famiglia media circa 165 euro in più rispetto al corrispondente periodo del 2007. Di questi, poco meno di 70 euro sono riconducibili all’aumento della pasta e del pane, 30 euro dai rincari del latte e dei suoi derivati e 24 euro dall’aumento della carne. Se si pensa che 165 euro sono più del 10% di uno stipendio medio, l’impatto di questi incrementi si fa ancor più evidente: nel 2007, infatti, il 4,2% delle famiglie italiane ha avuto, almeno una volta, difficoltà nell’acquisto di generi alimentari.
Aumenti che preoccupano (un italiano su tre percepisce la povertà come problema prioritario) e soprattutto pesano, tanto più contenuto è il budget mensile. Non a caso se il supermercato è rimasto il luogo di acquisto prevalente (con un 67,8% medio), la percentuale delle famiglie che hanno acquistato generi alimentari presso gli hard discount ha raggiunto il 9,7%, rispetto all’8,6% del 2006 (complessivamente, fra 2000 e 2008, le vendite attraverso il canale hard discount sono cresciute del 34,6%: quasi il triplo rispetto al +12,7% del totale grande distribuzione). Un risparmio perseguito in particolare dalle famiglie in condizioni di povertà relativa. Secondo l’Istat, sottolinea il dossier, nel 2007 sono circa 2 milioni 585mila, pari all’11,1% delle famiglie residenti in Italia. Si tratta complessivamente di circa 7 milioni e 600mila individui (il 13,1% dell’intera popolazione). Un disagio che si fa sentire soprattutto nelle famiglie monoparentali, in quelle di anziani e nel Mezzogiorno (dove si concentra il 65% di difficoltà).
Sale la preoccupazione, ma (per fortuna) cresce la solidarietà. Sono numerose infatti le iniziative create dal basso per tutelare il diritto all’alimentazione dei meno abbienti. Dalla Colletta alimentare (la buona notizia è che l’edizione 2008 ha raccolto 200 tonnellate in più rispetto al 2007, attestandosi a quota 8.970 per un valore economico stimato di oltre 27 milioni di euro) alle iniziative della Coop (da solo il progetto Buon fine aiuta 41mila persone cui dona quasi 10 milioni di euro in alimenti), a quelle della Caritas (ai cui centri d’ascolto si sono rivolte oltre 80mila persone sempre nel 2007).
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