Welfare

Blues Brothers,bsketch anti recidivabdietro le sbarre

padova I reduci della band ospiti del consorzio Rebus

di Redazione

L’evento organizzato per riportare l’attenzione sulla necessità del lavoro vero per i carcerati: chi non ce l’ha, nove volte su dieci torna a delinquere « I t’s never too late to mend» (non è mai tardi per redimersi): era il monito del carcere di Chicago nelle sequenze finali del film cult Blues Brothers , davanti al quale i mitici Jake ed Elwood Blues (al secolo John Belushi e Dan Aykroid) si scatenavano in Jailhouse Rock . Che non sia davvero tardi per rifarsi una vita (anche se sul certificato penale c’è scritto «fine pena: mai») lo sanno bene i detenuti del carcere di Padova che quest’anno hanno avuto l’onore di un concerto con alcuni “reduci” di quella straordinaria band, ovvero Lou Marini e Alan “Fabulous” Rubin che dietro alle sbarre padovane hanno replicato la celebre scena (con nei panni dei fratelli Blues Carlo Fumagalli e Marco Ricotti della Blues4People Band, gruppo milanese di ryhtm’n’blues) arricchita da rivisitazioni di canzoni popolari italiane, da O’ surdato nnammurato a O mia bela Madunina .
È questa la chiave con cui quest’anno il Consorzio Rebus ha voluto riportare l’attenzione su una modalità che può abbattere la recidività, ovvero il ritorno in carcere per aver compiuto reati dopo la fine della pena: il lavoro. Un lavoro «vero», ha precisato il presidente di Rebus, Nicola Boscoletto : non quello alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria che, pur coinvolgendo 12.380 dei 58mila detenuti, «non incide minimamente sul recupero, cioè sull’abbattimento della recidiva. Anzi è diseducativo, un sussidio assistenzialistico, un diritto acquisito in cui il detenuto non impara nessun lavoro». Il lavoro vero di cui parla Boscoletto è quello che permette una vita diversa anche fuori. E qui si parla di solo 747 assunti. Su 58mila.
«Sono gli unici lavori veri che seguono le regole del mercato del lavoro», spiega Boscoletto, «dove si imparano metodo, regole da rispettare, quantità da produrre e qualità da raggiungere, dove sicurezza sul lavoro, legge 626, norme igienico-sanitarie non sono nomi scritti sulla carta». I risultati? Torna a delinquere solo l’1%, mentre chi lavora alle dipendenze del carcere nove volte su dieci prima o poi torna dietro le sbarre. «Costando alla comunità», continua Boscoletto, «120mila euro all’anno: un disabile grave seguito in una struttura residenziale ne costa 58mila. Cosa diremmo se il 90% di chi entra in ospedale uscisse ammalato?» L’attività di Rebus è ben nota: tra tutte basta citare il laboratorio di pasticceria da cui escono i deliziosi panettoni promossi a pieni voti e con lode dal gastronauta Davide Paolini: 30mila quelli pronti ad arrivare in tavola questo Natale, contro i 13mila del 2007. Continua inoltre l’attività del call center a servizio dell’Usl di Padova, mentre ha debuttato la lavorazione delle drive pen per Infocamere e quella delle ruote in gomma.

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