Non profit

Nella Milano dell’Expo 2015 si muore di freddo e in strada

di Redazione

S uccede a Milano, la città dell’Expo 2015, dove si litiga per i compensi milionari. Un freddo così non lo si pativa da tempo a Milano, e ovviamente a soffrire più di tutti sono i senzatetto. Ne sono morti sulle strade tre in soli dieci giorni.
Il 6 gennaio, nella sala d’aspetto della Stazione Centrale di Milano, davanti al binario 6, è morto un clochard, Franco Mauri, aveva 69 anni. Il 13 gennaio, stroncato da un arresto cardiaco in piazza Santo Stefano, a due passi dall’università Statale, un africano di 40 anni, ha cominciato a rantolare sul marciapiede, in preda a un terribile malore. Aveva un infarto in corso. Il clochard è stato soccorso dal 118, grazie alla segnalazione di un passante, e portato al Policlinico, ma una volta giunto in ospedale è morto. Tra le ipotesi, il freddo intenso di questi giorni. II 15 sera un altro africano, senegalese, giovane, 35 anni, è stato trovato morto nella notte a Milano. Era riverso sul marciapiede di via Scarampo, a cento metri dal Ponte della Ghisolfa sotto il quale “abitava”. Mariolina Moioli, assessore alle Politiche sociali di Milano, ha commentato così quest’ultimo episodio: «Sono stata informata dagli operatori dell’Unità mobile notturna Il buon samaritano che, nel loro turno di ronda, si erano recati ancora una volta sotto il ponte della Ghisolfa per offrire al trentacinquenne africano il ricovero presso una delle nostre strutture. Si tratta di un giovane che i nostri servizi seguivano dallo scorso autunno e al quale era stata più volte offerta accoglienza presso i nostri dormitori. Ma il ragazzo ha sempre rifiutato, accettando piuttosto cibo e coperte. Grazie alla disponibilità di alcune strutture sanitarie, più volte abbiamo cercato di offrire un ricovero ai senzatetto che versano in gravi condizioni di salute. Ma nella maggior parte dei casi, neppure la malattia convince queste persone a intraprendere una strada diversa».
Probailmente, è così, il Buon Samaritano si è fatto associazione (e meno male), il Comune fa quel che può, e noi tutti ce ne freghiamo, ci pensino loro, l’associazione e i servizi sociali. Che tristezza, però.

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