di Lucia Ritrovato
Una “carta dei diritti” che tuteli la salute dei circa 60.000 detenuti presenti nelle carceri italiane è stata presentata questa mattina a Roma dalla Fp-Cgil che da anni lavora e si batte per garantire uguale trattamento sanitario tra tutti i cittadini. A dieci anni dall’avvio del cammino riformatore sulla materia, sancito dalla legge 419, che affida al Servizio Sanitario Nazionale la responsabilità della salute dei detenuti, la “carta dei diritti” vuole risultare oggi, a detta dei autori, “strumento per far crescere la consapevolezza sul tema e, soprattutto sostegno all’iniziativa politica, sociale e contrattuale per una maggiore qualità dei servizi e del lavoro sanitario nei penitenziari”.
Dieci sono i punti fondamentali su cui ruota la “carta”: diritto alla prevenzione e promozione della salute, alla carta dei servizi, alla libertà di cura, a servizi sanitari integrati, al rispetto nella condizione di detenzione delle libertà individuali, diritto di accesso ai servizi, a terapie appropriate, al rispetto della privacy, alla maternità consapevole e alla partecipazione nella programmazione sull’efficacia degli interventi.
“La nostra iniziativa vuole rendere visibile un cambiamento avviato con la legge 419 – ha spiegato Rossana Dettori, segretaria nazionale Fp Cgil – che vorremmo però si stabilizzasse. Spesso in Italia accade che nonostante ci sia una legge questa non venga applicata. Prima non sapevamo nulla di come fosse gestita la sanità all’interno delle carceri, né sulla formazione degli operatori, ora per fortuna è diverso e sia le Regioni che le Asl devono operare per rendere concretamente esigibile la rete di diritti universali legati alla salute dei cittadini detenuti”. Pieno il sostegno e la condivisione dei principi emessi dal documento da parte del Ministero della Sanità, rappresentato dal Sottosegretario Ferruccio Fazio.
“Gli aspetti a cui, a livello governativo, stiamo puntando maggiormente – ha detto l’onorevole Fazio – sono la prevenzione, la riduzione dei suicidi, la collaborazione reale tra le strutture sanitarie e quelle penitenziarie. Curare i detenuti non significa andare oltre la pena che ognuno di loro deve scontare, ma rispettare un principio dettato dalla Costituzione. Il mio Ministero sta lavorando inoltre alla creazione di presidi di medicina generale all’ingresso delle strutture detentive, sulla prevenzione e riabilitazione della salute mentale, a creare un protocollo per le malattie infettive”. La “Carta dei Diritti per la salute in carcere”, in cui sono presenti altri 10 diritti riguardanti gli operatori sanitari che lavorano all’interno degli istituti penitenziari, verrà presentata anche al Ministero del Welfare, ai responsabili dell’Amministrazione penitenziaria, ai responsabili dei Governi regionali, al sistema delle aziende sanitarie, agli operatori sanitari penitenziari, al mondo del volontariato, alle altre rappresentanze sociali ed ai cittadini. “La Fp Cgil ha ritenuto opportuno – ha spiegato Fabrizio Rossetti, coordinatore nazionale della funzione pubblica del più importante sindacato italiano – offrire una propria visione sul tema proponendo un cammino faticoso e ambizioso. Il carcere è un luogo di restrizione dei diritti, ma non può esserlo anche nei confronti della salute”.
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