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Il dubbio che si insinua nella memoria

di Redazione

Scrivo FrancaMente nel giorno della Memoria. Leggo i giornali, ascolto interviste televisive, approfondimenti, vedo scorrere immagini di un passato lugubre. Noto che quest’anno, forse più che nel passato, questa memoria è forte e viva. E leggo anche, per la prima volta in modo evidente e insistito, un riferimento allo sterminio delle persone con disabilità. Non meno di 80mila, morti dopo essere stati selezionati con metodo. E internati, come gli ebrei, come i rom, come gli omosessuali. Si chiamava T4 il piano. Una sigla fredda e anonima. Come anonima e fredda doveva essere la casa in Tiergartenstrasse 4, a Berlino, confiscata a una famiglia ebrea, e divenuta quartier generale del progetto. Eutanasia di massa? Non credo si possa parlare di eutanasia, è improprio. Perché il prefisso “eu” non può e non deve comparire mai, accanto all’abominio della persecuzione razziale e delle diversità. Progetto di morte, e basta. Dovrei essere soddisfatto, finalmente si parla con forza anche di questo. Eppure ho qualche dubbio, una piccola incertezza. Ho la sensazione che la disabilità anche questa volta venga in qualche modo usata, strumentalizzata. È utile perché non divide. Tutti possono infatti condividere lo sdegno per questa strage di innocenti, senza distinzioni emotive o ideologiche. Mentre non tutti, oggi, condividono lo sdegno per l’olocausto degli ebrei. Alcuni, addirittura, lo negano. Non pochi se lo augurano di nuovo, per colpire Israele. Molti sono diventati indifferenti, se non addirittura insofferenti. Ed ecco che parlare anche dello sterminio dei disabili può aiutare, può rilanciare un messaggio stanco e quasi rituale. Diffido sempre più dei buoni sentimenti, della solidarietà non richiesta. Molti anni fa, in questa medesima giornata, avevo dato ampio spazio a questo tema sul portale che dirigevo, sperando che i giornali se ne accorgessero e rilanciassero. Non successe nulla. Ovviamente. Ma oggi, come si vede, è diverso?

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