Mondo
I buchi della sanità privata
In un rapporto l'ong inglese, rappresentata in Italia da Ucodep, denucia i fallimenti della sanità privata Paese per Paese
di Redazione
«Paesi industrializzati, donatori e Banca Mondiale stanno sprecando il loro denaro, mettendo così a rischio vite umane nei paesi più poveri». E’ l’allarme che Oxfam International lancia nel rapporto “Cieca fiducia: l’assistenza sanitaria privata nei paesi poveri: miti e realtà”. Il documento analizza i programmi di assistenza sanitaria privata nei paesi in via di sviluppo. Programmi che le istituzioni finanziarie internazionali e i paesi ricchi continuano a sostenere, sebbene siano ormai screditati e la loro efficacia non sia provata.
Il rapporto, tradotto e diffuso in Italia da Ucodep, contiene dati che dimostrano gli scarsi risultati, a livello globale, dell’assistenza sanitaria privata: «La crisi in corso indica in modo chiaro che i governi devono riprendere in mano le redini dell’economia. Ciò vale in particolare per il settore sanitario: gli aiuti ai paesi in via di sviluppo devono essere diretti a rafforzare la sanità pubblica, l’unica che può assicurare il diritto alle cure in modo adeguato», afferma Farida Bena, responsabile dell’Ufficio Campagne di Oxfam International e Ucodep.
«In Cina» si legge nel comunicato stampa di Oxfam-Ucodep «un terzo delle medicine fornite dai privati sono contraffatte. In sette paesi dell’Africa sub-sahariana, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scoperto che la maggior parte dei farmaci anti-malaria prodotti negli stabilimenti privati non hanno superato i controlli di qualità. La stessa Banca Mondiale ha affermato che il settore privato, in generale, offre risultati peggiori in termini di qualità rispetto al settore pubblico».
«Le opinioni idealizzate che i donatori hanno dei fornitori privati di cure sanitarie sono completamente smentite dai fatti» osserva Anna Marriott, autrice del rapporto di Oxfam International. «In Malawi, il 70 % dei fornitori privati sono commercianti. Per lo più, nei paesi poveri, l’assistenza sanitaria è costituita da commercianti privi di qualifiche che vendono medicine spesso scadute. Non è certo ciò che una mamma vorrebbe per il suo bambino malato».
«La Banca Mondiale utilizza la sua grande influenza in tutto il mondo per promuovere la privatizzazione della salute, nonostante la mancanza di prove a favore di questa politica» continua il comunicato. «Allo stesso tempo, il suo braccio operativo del settore privato, la Società Finanziaria Internazionale, ha annunciato recentemente che stanzierà un miliardo di dollari per finanziare la crescita della sanità privata in Africa. Molti altri donatori e organizzazioni influenti, inoltre, hanno incrementato i loro sforzi nella stessa direzione. L’Usaid (l’agenzia Usa per lo sviluppo internazionale) e la Banca asiatica di sviluppo hanno seguito l’esempio della Banca Mondiale spendendo milioni di dollari in aiuti per finanziare programmi su larga scala per il settore privato».
«Nel frattempo, gli aiuti per l’assistenza sanitaria primaria nei paesi poveri si sono quasi dimezzati nell’ultimo decennio. Oxfam International e Ucodep avvertono che i tagli nei servizi per la sanità pubblica stanno condannando a morte centinaia di milioni di persone e stanno infliggendo sofferenze del tutto evitabili. Per questo, è necessario un consistente incremento dei fondi per la sanità pubblica. Nell’ultimo decennio, gli aiuti per servizi di assistenza sanitaria primaria nei paesi poveri sono diminuiti di quasi la metà. Dopo anni di disinvestimento, il settore pubblico è in molti casi fragile e mal gestito. Lo studio di Oxfam International mostra che l’investimento nella sanità pubblica è stato il fattore determinante per migliorare rapidamente la vita nei paesi in via di sviluppo».
«In Sri Lanka, per esempio, grazie ai maggiori fondi statali per la sanità, le donne possono ora sperare di vivere quasi quanto in Germania, nonostante un reddito dieci volte minore», afferma la Marriott. «La Banca Mondiale e altri donatori devono mettere da parte la loro cieca fiducia nel mercato. L’accesso universale alle cure si può ottenere solo grazie all’intervento dei governi».
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