Welfare

Integrazione, Emilia sul podio

Lo rivela il VI rapporto sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia realizzato dal Cnel. Alla politica due richieste: legge sulla cittadinanza e diritto di voto alle amministrative

di Redazione

L’Emilia Romagna è la regione italiana a più alto potenziale di integrazione socio-occupazionale degli immigrati in Italia. Lo rivela il VI rapporto sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia realizzato dal Cnel (la sintesi è scaricabile qui accanto).

Il primato dell’Emilia Romagna è confermato dalla presenza di tre  province nelle prime dieci in graduatoria e dal miglior piazzamento per capacità di attirare e trattenere al proprio interno quanta più popolazione a livello nazionale. All’interno di una graduatoria delle province in cui primeggia Trieste (che traina il ben piazzato Friuli Venezia Giulia) sono nell’ordine le province di Reggio Emilia (2*), Piacenza (7*) e Parma (8*) in fascia massima, a cui seguono immediatamente Modena (12*) e Forli’-Cesena (14*) in fascia alta. Ad esse seguono, piu’ distanziate, Bologna (37*), sempre in fascia alta, quindi Ravenna (48*), Ferrara (66*) e Rimini (71*) in fascia media.

A livello di grandi aree, il Nord Ovest torna a collocarsi al vertice, togliendo il primato detenuto con continuita’ dal Nord Est negli anni precedenti. Questo ”sorpasso” dell’Italia nord-occidentale e’ da attribuirsi esclusivamente al ruolo giocato dalle due grandi regioni dell’area, il Piemonte e la Lombardia, collocate rispettivamente in 3a e 4 a posizione, a ridosso delle prime regioni di testa (Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) e prima di Trentino Alto Adige (5*) e Veneto (7*), spaccando cosi’ a meta’ il fronte delle regioni nord-orientali.

Il rapporto presentato al CNEL dal Comitato di Presidenza O.N.C. (Organismo Nazionale di Coordinamento per le politiche di integrazione sociale dei cittadini stranieri a livello locale), sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia è stato realizzato dall’equipe del “Dossier statistico Immigrazione” Caritas/Migrantes. La ricerca è stata svolta da un gruppo di lavoro coordinato da Luca di Sciullo e, per la prima volta, il rapporto sugli indici di integrazione non dimostra soltanto le potenzialità di inserimento nei territori italiani (graduatoria assoluta) ma offre la comparazione tra le condizioni di vita dei cittadini italiani e quelli stranieri (graduatoria comparativa). In questa seconda graduatoria a spuntare il primo posto, cioè la regione a maggior potenziale integrativo degli immigrati rispetto allo standard di vita della popolazione locale, è la Sardegna. Seguono Marche, Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Umbria, ovvero realtà medio-piccole che riescono a valorizzare relazioni umane e sociali. A conferma di questa tesi troviamo la Lombardia al 18° posto e il Lazio all’ultimo. Spicca Cagliari come provincia a massima integrazione e Catanzaro al quinto posto, a conferma delle possibilità del Mezzogiorno.

Il rapporto sull’integrazione promosso dal CNEL misura le potenzialità dei territori italiani di accogliere immigrati sulla base di indicatori statistici sia sociali (accessibilità immobiliare, dispersione scolastica, ricongiungimenti familiari, acquisizione della cittadinanza livelli di devianza), che occupazionali (inserimento lavorativo, livelli professionali, redditi da lavoro, tasso di imprenditorialità.

Alla luce dei dati emersi l’ONC-CNEL, si legge nella nota a commento del rapporto, «coerentemente con gli orientamenti ripetutamente espressi dal Consiglio, ritiene utili tutte le politiche riferite a un contesto d’iniziativa europeo. In particolare, devono essere rese più efficaci le intese bilaterali ed europee con gli stati di origine per il governo dell’immigrazione. Occorrono, quindi, piani di sostegno allo sviluppo per allentare le pressioni centroafricane sul Mediterraneo e di lotta alla criminalità organizzata per non suscitare contro i clandestini gli istinti di una subcultura xenofoba».

«Come rilevato dalla graduatoria comparativa», si legge nella nota, «i processi di inserimento sono ben avviati e le criticità riscontrate nell’organizzazione sociale sui temi del lavoro, della scuola e dell’accesso alla casa coinvolgono, per molti aspetti allo stesso modo, cittadini italiani e immigrati. Per queste ragioni il CNEL chiede che su questi contenuti si predispongano politiche nazionali organiche, rivolte a tutta la popolazione». L’ONC-CNEL ritiene infine urgenti due interventi «affinché le politiche sociali si sviluppino in integrazione: la legge sul diritto di cittadinanza e quella sul diritto di voto amministrativo per gli immigrati».

 

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