Welfare

Cambierò Milano con case da duemila euro al metro

Carlo Masseroli, assessore al Territorio, replica alle accuse

di Redazione

La sfida? Riportare i giovani in città. Perché l’invecchiamento la rende insostenibile. Come? Con un patto con i costruttori. Più cubatura ma più edilizia convenzionata Progetto Porta Nuova, 290mila metri quadri; Citylife, 366mila; Area Portello, 386mila? Per un totale di circa 12 milioni di metri quadri di aree in trasformazione. Basterebbero questi numeri per descrivere «una città che vive un momento importante della sua storia». Lo dice Carlo Masseroli, assessore allo Sviluppo del Territorio (nella foto). Il suo ufficio non poteva che trovarsi nell’occhio del ciclone. Una grande vetrata guarda da una parte sul gigantesco scavo del Centro direzionale di Porta Nuova, dall’altra sul cantiere della nuova sede della Regione Lombardia.
Vita: Assessore, dopo decenni di immobilismo, che cosa è cambiato?
Carlo Masseroli: Milano per conservare la sua leadership ha bisogno di invertire la rotta. Se guardiamo i trend di sviluppo della città ci accorgiamo che sta diventando vecchia, aumentano gli anziani e diminuiscono i giovani. Di questo passo i servizi ai cittadini, le infrastrutture, i parchi, che hanno un costo di manutenzione e di gestione, rischiano di diventare insostenibili.
Vita: Dal punto di vista urbanistico che cosa comporta?
Masseroli: Il tema centrale su cui stiamo lavorando è la sostenibilità, intesa come corrispondenza tra le aspettative che la città esprime e le risorse che può mettere in campo. La città diffusa sul territorio ha generato una situazione confusa che ha prodotto traffico, disagi, bassa qualità ambientale. È un processo che è arrivato al suo epilogo. Oggi non consumare territorio è un must per Milano.
Vita: Vuol dire che interverrete solo su aree già edificate o dismesse?
Masseroli: Esatto. Tutti i Piani che ci hanno preceduto hanno ragionato secondo una logica estensiva, utilizzando il territorio come risorsa illimitata. Noi vogliamo recuperarne all’interno della città consolidata: ricostruire Milano su se stessa per generare nuova città pubblica.
Vita: Secondo alcuni invece il modello da seguire è il policentrismo, la città-regione.
Masseroli: La stessa politica che usa Milano all’interno del suo confine è la politica che dovrebbe intraprendere tutto il territorio della regione urbana milanese. Oggi abbiamo una città radiale, se densifichiamo otterremo una città reticolare. Ma quando arrivo al confine comunale sono costretto a fermarmi perché oltre non ho competenze.
Vita: È possibile un coordinamento tra Comune e Regione per una città a grande scala?
Masseroli: Dal punto di vista amministrativo non ci sono strumenti adeguati per consentire al nostro territorio di crescere in modo organico, per cui si verifica la schizofrenia di territori vicini che vanno in direzioni completamente diverse. Stiamo cercando di coordinarci tra diversi Comuni: un sistema in cui Milano gioca un ruolo promotore, come è stato per la Fiera di Rho o come sarà per l’area Falck a Sesto San Giovanni.
Vita: Le obiettano che il suo piano aumenterà la densità di una città già congestionata.
Masseroli: Lo sviluppo urbano non è sostenibile se la città non è densa. Se non densifichiamo intorno alle infrastrutture, i servizi non saranno economicamente sostenibili. La congestione è generata da una crescita non governata: non si farà più una Bicocca senza metropolitana.
Vita: Ma l’aumento della densità porta con sé l’aumento del prezzo delle case.
Masseroli: Noi vorremmo stravolgere questa corrispondenza: il Comune sta introducendo politiche che permetteranno di ottenere in tutte le nuove trasformazioni alloggi in vendita e in affitto a prezzi calmierati.
Vita: Ci spieghi meglio…
Masseroli: I giovani cosa si aspettano? Avere case a basso prezzo. Finora si è ricorso all’edilizia convenzionata, che grazie al costo zero delle aree pubbliche ha generato alloggi a circa 2.800 euro al mq. Il minimo sul mercato, ma ancora troppo perché la gente che decide di lasciare la città cambi idea. Noi vogliamo arrivare a 1.800/2.000 euro al mq.
Vita: Da qui l’idea di aumentare l’indice di edificabilità e fissare delle quote a prezzi calmierati?
Masseroli: Abbiamo fatto un patto con gli operatori immobiliari, portando l’indice da 0,65 a 1 (metri cubi costruibili per ogni metro quadro, ndr) bloccando il prezzo delle aree. A condizione che la quota dello 0,35 in più sia totalmente destinata ad alloggi di edilizia convenzionata.
Vita: E gli operatori che cosa hanno risposto?
Masseroli: L’amministrazione chiede servizi, case a basso prezzo, verde, e genera le condizioni per farlo. Questa è la sfida!
Vita: Per questo lei considera il privato come risorsa?
Masseroli: Sì. Abbiamo generato un valore pubblico nelle aree private. E quando si parla di indice edificatorio ritengo che non sia mai un problema di quantità ma di qualità e sostenibilità.
Vita: Chissà che non si ottengano anche case in affitto a prezzi accessibili… (un bilocale di 70 mq oggi costa 900 euro al mese, dati Nomisma).
Masseroli: Penso a residenze per studenti e lavoratori fuori sede, stanze per chi accompagna i degenti dei tanti ospedali milanesi, oppure alloggi temporanei per i turisti che prendono l’aereo low cost e poi arrivano in una città che, ad oggi, è incapace, a differenze di altre capitali europee, di offrire soluzioni bed&breakfast a basso costo.
Vita: Perché il suo piano ha trovato tante opposizioni?
Masseroli: Perché non è stato ancora raccontato nella sua totalità o ne sono state date letture parziali. E poi perché quello che non si conosce, spaventa.
Vita: Questo spiega il nascere dei tanti comitati contrari ai vari progetti?
Masseroli: Il comportamento di certi comitati è irresponsabile. La democrazia sceglie chi è chiamato a governare, che ha la responsabilità di sentire la voce di tutti, per poi prendere una decisione. Se, a fronte della decisione, gruppi di persone vogliono imporre le proprie ragioni, significa preferire la dittatura del comitato alla democrazia.
Vita: L’Expo è ancora un’opportunità o sta diventando una grana per Milano?
Masseroli: In questo momento economico così opprimente è stata una scelta geniale. Naturalmente però l’Expo necessita di rispondere in tempi ridotti all’attuazione di grandi opere, e questa grande responsabilità diventa un grande rischio.
Vita: Rischio anche di saltare?
Masseroli: Di saltare non credo, ma di arrivare in ritardo, o meno preparati di quanto dovremmo. Anche se nel frattempo i lavori stanno andando avanti: il piano della città non si è fermato, gli accordi di programma proseguono.
Vita: A sentirla parlare sembra proprio che questo mestiere le piaccia?
Masseroli: È una responsabilità veramente appassionante soprattutto se interpretato come opportunità per rispondere con un servizio reale a chi la città la vive. Quando diciamo che concorriamo a livello internazionale, non intendiamo che vogliamo essere come Dubai: Milano è Milano. Come Dubai vogliamo crescere e attrarre, ma Dubai lo fa attraverso una lettura egemonica della realtà: “costruisco per attrarre”. Milano lo fa in un altro modo, a partire da ciò che c’è, da chi c’è, per potersi mettere al servizio di quelle realtà – giovani, associazioni, tradizioni – che hanno qualcosa da dire.

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