Mondo
Chi affonda l’Africa
Un documento dell'Osce denuncia la situazione in cui rischiano di precipitare i Paesi in via di sviluppo se la comunità internazionale viene meno agli impegni. Mentre l'Agenzia Onu per la lotta all'Aids lancia l'allarme: il 48% degli aiuti viene dai Paes
di Redazione

Una cartella e tutto è detto. Agli analisti dell’Osce, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, è bastata una pagina formato A4 per riassumere la situazione drammatica in cui rischiano di precipitare i Paesi del Sud del mondo «se la comunità internazionale non manterrà gli impegni presi nel passato per lottare contro la povertà e promuovere lo sviluppo nei Paesi poveri».
Il rapporto del Dac, il Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Osce, pubblicato il 6 marzo scorso, parla chiaro: «La crisi economica e finanziaria scoppiata nei Paesi sviluppati sta ormai colpendo i Paesi in via di sviluppo». Tra i segnali inquietanti ci sono i freni imposti «alla crescita e agli scambi, il crollo dei prezzi di esportazione delle risorse naturali, la diminuzione delle rimesse dei migranti e il blocco dei flussi d’investimenti».
Ma il problema è un altro. Oggi il 48% dei finanziamenti destinati alla lotta anti Aids provengono dagli Stati del Sud del mondo. «L’attuale crisi», ammonisce Unaids, «rischia di spingere alcuni governi a risparmiare sulle spese socio-sanitari». Per Paesi come il Botswana, dove le spese nazionali a favore della lotta all’Aids sono superiori rispetto a quello che gli attori locali (società civile, istituzioni, università etc.) ricevono dall’estero, i rischi più forti si verificheranno dopo che il governo sarà costretto a esercitare tagli pesanti sulla spesa pubblica.
Un giudizio condiviso dal mondo delle ong. «Troppi soldi vengono sperperati per via dei dissensi profondi che sul terreno sussistono tra i donatori, se non addirittura tra le ong», confida Arnaud Zacharie, segretario generale del Cncd, il centro di coordinamento delle ong belghe francofone. «La sete di protagonismo non fa bene a nessuno». E nemmeno l’avarizia. «Nell’ultima conferenza sulla finanza per lo sviluppo che si è tenuta a Doha nel dicembre scorso», spiega Philippe Gérard, consigliere del ministro della Cooperazione belga Charles Michel, «alcuni governi europei hanno fatto sapere di non poter mantenere gli impegni», ovvero stanziare lo 0,51% del Pil entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015.
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