Mondo

Un nuovo welfare per battere la crisi

Intervista all'economista Giulio Sapelli

di Redazione

Ascoltare Giulio Sapelli, professore di Storia economica alla Statale di Milano, comunque la pensiate è un piacere. Ironia e gusto della provocazione ne fanno un interlocutore divertente, brillante e mai banale. A maggior ragione se al centro della riflessione c’è un tema scottante come la crisi.
Vita: Cosa sta succedendo all’economia mondiale?
Giulio Sapelli: Per chi ha letto i classici la risposta è abbastanza semplice, in giro si sente molto parlare di globalizzazione, ma questa non esiste, non esiste se non per la moneta, l’unica merce veramente globalizzata. Tutte le altre merci sono liberalizzate solo all’interno di zollverein regionali, l’Unione Europea, il Mercosur, l’Asean e il Nafta; l’Uruguay e il Doha round sono falliti e con loro la globalizzazione. Ed era praticamente impossibile il contrario, dal momento che molte delle grandi potenze, Usa e Francia tra tutte, sono Paesi che hanno un grande retroterra agricolo.
Vita: Questo cosa vuol dire?
Sapelli: Questo per dire che chi fa paragoni con la crisi del 29 non ha capito niente, semmai questa crisi può essere paragonata a quella del 1907.
Vita: Cioè?
Sapelli: Stiamo vivendo una duplice crisi, finanziaria e industriale che solo per coincidenza si sono manifestate contemporaneamente. Quella industriale è una crisi di sovrapproduzione, troppa ricchezza si è spostata nelle mani della rendita e del capitale. Quella finanziaria invece è una crisi da colpo di Stato dei top manager: sono crollate le regole dello scambio della moneta simbolica e del rischio diffuso. Senza una teoria del rischio e con una diffusa violazione delle regole contabili si è spezzato il nesso fondamentale dell’autoregolamentazione che ha alla base la limitazione dell’indebitamento monetario. Pensi che le banche inglesi hanno un debito che è 250 volte il Pil del Paese, mentre quelle statunitensi sono indebitate per il 125%.
Vita: E il futuro?
Sapelli: Guardi, se le politiche che si seguiranno sono quelle proposte dal team Obama ho poche speranze. La soluzione più sensata era quella di creare una bad bank come aveva proposto Poulson, se invece si nazionalizzeranno le banche?
Vita: E in Europa?
Sapelli: Lasciamo stare, aver fatto entrare Polonia, Bulgaria, Romania, Stati Baltici invece della Turchia è stata una follia per la quale Prodi sarà sempre ricordato. Sono economie che non hanno mercato interno, al massimo sono state utilizzate per delocalizzare, per mettere sotto pressione i lavoratori dei 15; sono gli unici Paesi dove gli stipendi sono più bassi che in Italia, ed è tutto dire.
Vita: Quindi non c’è speranza?
Sapelli: Ci possono salvare solo tre cose: un po’ di inflazione, l’aumento dei salari e la distruzione di stock di capitali. Tutti fanno finta di non saperlo, ma dalle scorse crisi, per l’appunto quelle del 1907 e del 29, si è usciti solo con lunghe e dolorose guerre che sono servite a distruggere un po’ di mezzi di produzione oltre che, drammaticamente, molte vite. Aumenterà la disoccupazione, per questo bisogna assolutamente creare un nuovo welfare e creare nuove tipologie di imprese cooperative.

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