Mondo

Quanti italiani bussano alla mensa di Teresa

Testimonianza dal Centro per i poveri di Torino

di Redazione

È una suora vincenziana. Con lei lavorano altre otto. «È da due anni che qui vediamo cambiare tutto. E il vero dramma è quello di chi perde la casa»Il suo nome mette allegria, Teresa Bella. Ma non ha molto tempo per goderselo: suor Teresa, vincenziana, dalle 5 del mattino fino a sera, a Torino, gestisce da ormai 28 anni un centro di accoglienza per i più bisognosi. E più passa il tempo, più il suo lavoro aumenta. A due passi da Porta Nuova, la stazione centrale, chi si trova in difficoltà trova qui un aiuto concreto: il centro fornisce infatti cibo (colazione e cena fredda), vestiario, servizio di ascolto, ambulatorio medico e prima accoglienza. Occupa due piani di un vecchio ospedale cittadino non più in uso che, nonostante nel tempo abbia subito vari ampliamenti, è di nuovo troppo piccolo. La mensa ospita circa 80 persone e normalmente non bastano tre turni.
Vita: Quante persone lavorano nel vostro centro?
Suor Teresa: Siamo otto suore più una in via Saccarelli, oltre ai tanti volontari che vengono ad aiutarci, dalla cuoca a chi fa le pulizie. C’è poi chi si dedica all’ascolto, tutte persone preparate, e poi i medici, 12 in tutto.
Vita: Com’è la crisi vista da qui? Stanno aumentando le persone che chiedono aiuto?
Suor Teresa: Sì, ma soprattutto sono le povertà che stanno aumentando, gente che prima stava bene e che poi si trova a chiedere aiuto. Ho in mente una famiglia, per esempio: lui lavorava molto, faceva gli straordinari, mandava le figlie alle scuole private. Poi si ritrova senza lavoro. Dopo sei mesi la famiglia non ha più nulla, hanno lo sfratto, sono nella miseria e vengono qua. Gente che non accetta la povertà, che prima non aveva bisogno di nessuno e adesso ha bisogno di tutto. Ce ne sono tanti, come loro.
Vita: È un fenomeno degli ultimi mesi?
Suor Teresa: No. In realtà è già da un paio d’anni che lo constatiamo. Prima casa, macchina, vacanze, si lavora in due, poi uno perde il lavoro e si riducono le spese; ma se il lavoro lo perdono entrambi cosa fanno? Perdono la casa. Per questo dico allo Stato: bloccate gli sfratti.
Vita: Riuscite a ospitare anche chi è senza casa?
Suor Teresa: In tutto abbiamo 22 alloggi: due di nostra proprietà, gli altri in comodato gratuito, più l’alloggio per i malati e l’accoglienza di via Saccarelli con 25 locali concessi dal Cottolengo e messi a posto con i fondi della Juventus, in memoria di Giovanni Agnelli.
Vita: Chi ospitate in via Saccarelli?
Suor Teresa: Mamme con bambini e le ragazze, ex prostitute. Non ho voluto separarle e farne un ghetto. Fanno tutte una vita normale anche se qualcuna non deve uscire per un po’.
Vita: Le aiutate anche nella ricerca di un lavoro?
Suor Teresa: Sì, perché quando dicono assistenza a me dà fastidio. Il punto è la promozione, l’inserimento nella società. Devono andare a scuola, con un titolo di studio spesso riescono a inserirsi. Si tratta di educazione, perché se educhiamo bene un figlio avremo una famiglia bene, una società bene, una nazione bene.
Vita: Mi fa un esempio?
Suor Teresa: Ho qui con me due ragazze albanesi senza genitori, vanno a scuola, e in più studiano informatica. Un giorno mi hanno chiesto di poter fare un corso di ballo, perché immaginano così il loro futuro. Avrebbero fatto le pulizie per pagarselo, così ho prestato loro i soldi per iniziare. Dobbiamo fare promozione, non solo assistenza.

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