Mondo

Ong: bilancio positivo, anche se…

I bilanci della società civile sull'accordo raggiunto ieri dal G20

di Redazione

Il fondo monetario internazionale rafforzato con un’iniezione di 1100 miliardi di dollari, uno stimolo fiscale fino a 5.000 miliardi di dollari a sostegno della ripresa dell’economia mondiale, 50 miliardi ai Paesi poveri. Sono alcuni dei numeri contenuti nell’accordo finale del G20, raggiunto ieri a Londra. «Questo vertice del G20 concede una boccata d’ossigeno vitale ai paesi poveri che lottano per sopravvivere di fronte alla crisi economica. Ma c’è bisogno di molto di più per assicurare la ripresa nel lungo periodo». Oxfam, una delle più autorevoli ong internazionali fa un bilancio tutto sommato positivo degli esiti del G20. «Accogliamo con favore i 1.100 miliardi di dollari (815,7 miliardi di euro) stanziati per la ripresa dell’economia globale» rileva Oxfam, che però avverte: «dobbiamo assicurare che i paesi poveri ricevano la loro parte e beneficino effettivamente di queste risorse».
A far più discutere è la decisione di aumentare i poteri del Fondo monetario internazionale (Fmi), facendone «la roccaforte multilaterale degli auti ai Paesi in difficoltà finanziaria» come scrive oggi Maurizio Molinari su “La Stampa”. «Siamo profondamente preoccupati della centralità che il Fondo Monetario Internazionale ha assunto in questa crisi» commenta Oxfam. «Al Fmi è stato dato un assegno in bianco, ma la sua riforma è ancora solo una promessa». Ancora più critiche le posizioni di Mani Tese e della Campagna per la riforma della Banca Mondiale, per le quali si tratta «un assegno in bianco senza precedenti ad un’istituzione che ha grosse responsabilità nell’aver promosso nel tempo politiche che hanno portato a questa situazione di crisi. E’ preoccupante che prima non si metta mano in maniera energica al cambiamento delle politiche e del funzionamento interno dell’istituzione di Washington. «Nell’Fmi resta un grosso problema di rappresentatività» dice a Vita.it l’economista Gianni Vaggi, direttore del Master in cooperazione allo sviluppo dell’Università di Pavia. «Con le regole attuali, nel Fondo alcuni Paesi sono sovrarappresentati e altri non hanno voce in capitolo. Nell’Fmi gli Stati contano nella misura dei contributi versati, quindi gli Usa pesano per il 17%. I Paesi ricchi dell’Europa pesano per un altro 33-34%. Quindi la rappresentatività dei Paesi europei con Pil alto più gli Usa supera il 50%. Per questo in molti sono scettici sul fatto che l’Fmi possa essere uno strumento “globale” per affrontare la crisi. Diverso è se l’Fmi viene utilizzato per tamponare alcune situazioni, come avvenuto per i prestiti che ha fatto finora a Ungheria, Polonia e Ucraina».
«I Paesi del G20 hanno deciso un incremento senza precedenti dell’aiuto ai Paesi poveri» ha dichiarato Claire Melamed, responsabile internazionale della linea politica di Action Aid International «Se adempiranno alle loro promesse, i fondi che hanno deciso di stanziare durante il vertice sono un contributo importante per affrontare gli effetti della tempesta economica che ogni giorno colpiscono le persone più povere nel mondo».
Le ong internazionali, da Action Aid a Care a Oxfam hanno però sottolineato che lo stanziamento di denaro dovrebbe essere legato a riforme di istituzioni come il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.