Welfare
Benvenuti nella Guantanamo d’Europa
«Welcome» apre uno squarcio sul centro per immigrati di Sangatte a Calais. Un'opera nata da un incontro fra il regista e un'associazione battagliera
di Redazione
Promette di essere il caso cinematografico dell’anno. S’intitola Welcome e in Francia ha già innescato un accesissimo dibattito che ha coinvolto perfino il ministro dell’Immigrazione, Eric Besson. Il film, che uscirà in più di 27 Stati quest’anno, racconta la storia di un giovane emigrato clandestino iracheno, determinato a nuotare attraverso il Canale della Manica per raggiungere la sua amata a Londra. Prima di iniziare a girare, Philippe Lioret e la sua squadra hanno contattato l’associazione Salam che lavora fornendo aiuto umanitario a emigrati clandestini a Calais, nel Nord della Francia. Senza questo link la pellicola probabilmente non sarebbe mai venuta alla luce. Sylvie Copyans, 50 anni, ex impiegata di banca, è uno dei soci fondatori di Salam.
Vita: Quando è nata Salam?
Sylvie Copyans: Sei anni fa Sarkozy ha chiuso il campo rifugiati di Sangatte. Sosteneva di essersi liberato di tutti i clandestini. Invece queste persone si trovavano in condizioni drammatiche, alcuni si nascondevano in bunker lungo la costa. Abbiamo iniziato cercando di dare loro da mangiare. Oggi distribuiamo circa 700 pasti a notte. Abbiamo anche squadre che vanno ad aiutare le persone che si nascondono nelle dune e nei boschi circostanti, che noi chiamiamo la giungla. La maggior parte di quello che facciamo come associazione è illegale. Il nostro vicepresidente, Jean-Claude Lenoir, a giugno sarà processato.
Vita: Quali sono le condizioni degli emigrati a Calais oggi?
Copyans: Vivono in condizioni spaventose, in immobili occupati abusivamente, o nella giungla. Trattati come cani dalla polizia. Vengono percossi e poi arrestati. Le loro baracche vengono distrutte col fuoco. La polizia non può mandarli a casa così rende la loro vita quanto più orribile possibile. È una caccia all’uomo.
Vita: Che effetto le ha fatto vedere Welcome?
Copyans: Il film di Philippe Lioret è grandioso! È molto vicino alla realtà. Philippe due anni fa è venuto con il suo sceneggiatore Emmanuel Courcol. Ci hanno accompagnato giorno dopo giorno nelle nostre attività. Prima di lasciarci, il regista mi disse: «Ora sappiamo, ora non possiamo più far finta di non sapere, e io ho la responsabilità di fare qualcosa». Per poco meno di due anni abbiamo mantenuto uno stretto contatto. Tenevo Philippe aggiornato sulla situazione di qui, e lui mi mandava regolarmente il copione, così che potevo controllare se il punto di vista degli emigrati veniva rappresentato correttamente. E in linea di massima lo era.
Vita: Cosa si aspetta adesso?
Copyans: Non esistono soluzioni miracolose su queste tematiche. È una buona cosa che il film abbia fatto parlare la gente, e abbia portato la nostra causa all’attenzione dell’opinione pubblica. Spero che una volta che la pellicola verrà lanciata a livello internazionale, la polemica si diffonderà, e persone che ricoprono alte posizioni inizieranno a pensare in modo diverso.
Vita: Di cosa ha bisogno la vostra associazione?
Copyans: Servono strutture migliori. Cose semplici come dare agli uomini la possibilità di fare la doccia, mangiare, riposare, andare da un dottore. Dare loro tempo per passare attraverso le procedure per richiedere l’asilo se lo desiderano. Al momento sono sempre all’erta, costantemente minacciati dalla polizia e dalle autorità. Mi piacerebbe anche che le istituzioni smettessero di perseguitarci in quanto organizzazione. Non stiamo creando un problema, siamo solo essere umani che aiutano altri esseri umani a sentirsi più umani.
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