Cultura

Akpan, l’Obama della letteratura

di Redazione

Uwem Akpan, nigeriano, gesuita, insegna in un seminario in Zimbabwe ed è diventato un caso letterario mondiale. La sua raccolta di racconti Di’ che sei una di loro è uscita ora in italiano per Mondadori. Sono storie di bambini, nel cuore della sua Nigeria. Ecco il brano che dà il titolo al libro.

Mia madre è una bellissima donna tutsi. Ha zigomi alti, un naso delicato, una bocca graziosa, dita sottili, occhi grandi e una figura flessuosa. La pelle è talmente chiara che le si vedono le vene sul dorso delle mani, come su quelle di padre Mertens, il nostro parroco, che viene dal Belgio. Io assomiglio a Maman, e quando crescerò sarò alta come lei. Ecco perché Papa e i nostri parenti mi chiamano Shenge, che in lingua kinyarwanda significa “la mia piccola”. Papa, come la maggior parte degli hutu, ha la pelle molto scura. Ha il viso rotondo, il naso camuso e gli occhi marroni. Le sue labbra sono carnose come la polpa di una banana. È un uomo molto, molto allegro, che sa farti ridere fino alle lacrime. Jean gli somiglia. Maman non alza mai la voce con me. Oggi è strana. I suoi occhi luccicano di lacrime. Raccolgo un flacone di Amour, il profumo che Papa le regala perché la ama. Tutti i vicini la riconoscono da quel dolce profumo. Quando le metto la boccetta tra le mani rabbrividisce, come se l’avessi strappata ai suoi pensieri. Anziché su se stessa, spruzza il profumo su Jean. Jean è eccitato, si annusa le mani e i vestiti. Supplico Maman di metterne un po’ anche a me, ma lei rifiuta. «Quando te lo chiedono», dice severa, senza guardarmi, «di che sei una di loro, ok?». «”Loro” chi?». «Chiunque».

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