Non profit

FAVO, Volontari fanno informazione

Una ricerca commissionata al Censis sulla difformità di cura in Italia

di Redazione

Le associazioni di volontariato che operano nell’ambito del sostegno ai pazienti affetti da tumore e ai loro familiari rappresentano un capitale sociale di grande rilievo, non solo per l’opera quotidiana che svolgono all’interno delle strutture e dei servizi sanitari a fianco dei pazienti e degli operatori della sanità, ma anche perché hanno dato un contributo importante a dinamiche di innovazione dell’assistenza che hanno avuto impatti positivi sulla stessa qualità dell’offerta sanitaria; si pensi, a questo proposito, al ruolo molto positivo che in ambito oncologico (ma anche per altre patologie) può avere la disponibilità di informazione che proprio molte associazioni garantiscono o anche la promozione di una conoscenza dal punto di vista del malato.
Nel corso dell’attività svolta dai volontari della Favo sul campo, accanto ai malati e alle loro famiglie, è emerso un aspetto particolare che merita di essere meglio approfondito e rappresentato nelle sue connotazioni qualitative, quantitative, economiche, organizzative, territoriali e sociali. Si tratta del fenomeno che potremmo definire delle inaccettabili difformità assistenziali che penalizzano i malati oncologici.
Di qui la neccessità di arrivare a una ricerca come questa sulla difformità della terapia oncologica in Italia condotta dal Censis in collaborazione con Favo, e con la partecipazione di Aiom, Airo ed Inps, e volta a delineare i tratti principali della risposta sanitaria ai bisogni assistenziali dei malati di tumore, e basata su una pluralità di metodologie e attività. La ricerca, che viene presentata il 3 maggio a Roma, è stata realizzata attraverso una rilettura dei dati strutturali e di indagini diverse, come ad esempio il Libro bianco sull’oncologia in Italia e il Rapporto sulla radioterapia in Italia; è stata fatta un’indagine su un panel ampio di associazioni del volontariato oncologico, centrata sull’assistenza domiciliare, il sostegno psicologico e l’informazione; un’altra indagine è stata fatta su un panel di strutture sanitarie, sulla disponibilità di informazioni per i pazienti oncologici.

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