Non profit
Un volàno di sviluppo che rafforza l’identità comune
L'esperienza di Andrea Ferrandi
di Redazione
Intraprendenza, coraggio, apertura al futuro:
così ci si mette in gioco per un progetto comuneAndrea Ferrandi, 35 anni, da oltre dieci lavora come operatore di sviluppo per la cooperazione sociale, ong e Slow Food. Oggi il suo principale cantiere è a Terzolas, in Trentino, dove si occupa della trasformazione di un convento in impresa di comunità.
SocialJob: Cosa significa fare sviluppo di comunità per la gestione dei beni immobili?
Andrea Ferrandi: Lo si può intendere come un insieme di azioni che si intreccia in modo organizzato, ma anche casuale, dando luogo a fenomeni sociali, economici, culturali. Fare sviluppo di comunità vuol dire orientare le risorse comunitarie, sia immateriali che materiali, verso un oggetto specifico che diviene il campo di azione su cui la comunità si misura per incidere su se stessa e innescare nuovi percorsi di sviluppo.
SJ: Dal tuo punto di vista come appare la comunità impegnata in queste operazioni?
Ferrandi: È una comunità intraprendente, coraggiosa, aperta ad un futuro che poggia le proprie basi sugli elementi migliori del presente e del passato. Ma non tutte le comunità sono uguali e nemmeno tutti i beni immobili sono uguali. Ci sono alcuni particolarmente “portati” per essere fattore di sviluppo comunitario: strutture pubbliche, beni della chiesa, edifici privati che hanno una storia comunitaria, ecc. È in questi casi che lo sviluppo di comunità si dispiega nel miglior modo.
SJ: Di solito quali sono le tappe principali del processo?
Ferrandi: Occorre individuare un bene comunitario chiamando a raccolta la comunità in tutte le sue espressioni. Poi selezionare i portatori di interesse diretti con i quali definire il progetto di gestione della struttura. Ciclicamente occorre restituire il progetto e verificare nuove possibili adesioni. Il tutto in un’ottica di dialogo permanente con la comunità.
SJ: E le difficoltà?
Ferrandi: Ci sono e non bisogna nascondersele. Prima di tutto è necessario concentrarsi su un approccio che valorizzi le identità di ciascuno. Senza riconoscimento reciproco del valore prodotto non si va da nessuna parte. Inoltre non darei per scontata la vocazione comunitaria, per cui bisogna sempre sostenere le motivazioni degli attori rispetto agli obiettivi e non mollare mai la presa. Il nuovo poi spaventa e dunque occorre rassicurare. Infine bisogna sempre trovare un buon equilibrio tra risultati immediati, che ci devono essere, e consapevolezza che si sta facendo un investimento di medio-lungo periodo. I tempi, troppo lenti o troppo veloci, possono frustrare il processo.
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