Welfare

La notte della vergogna

Dura reazione delle organizzazioni umanitarie e del presidente del Cir Savino Pezzotta per i 227 migranti salvati nelle acque italiane e rispediti in Libia

di Redazione

A risolvere il contenzioso fra Italia e Malta su a chi tocca accollarsi i migranti che lanciano l’Sos nel mar Mediterraneo ci ha pensato la Libia. I 227 migranti su tre diverse imbarcazioni soccorsi ieri in acque italiane da tre motovedette della Guardia Costiera italiana sono stati rispediti al porto di Tripoli senza dar loro la possibilità di chiedere asilo. «Un evento storico» per il ministro dell’interno Roberto Maroni, una violazione dei diritti umani e della convenzione di Ginevra per l’Acnur, l’agenzia Onu per i rifugiati e per organizzazioni come Medici senza frontiere e Amnesty International.

«I migranti non hanno avuto nemmeno la possibilità di far domanda per l’asilo politico perché non sono stati nemmeno ricevuti» denuncia Laura Boldrini, portavoce dell’Acnur in Italia, che Vita.it raggiunge mentre sta per iniziare la conferenza stampa del ministro dell’Interno.

«L’Italia, con il respingimento in Libia ha violato la Convenzione di Ginevra ed ha esposto i 238 rifugiati e migranti a rischio di tortura e trattamento inumano nei Paesi di provenienza, violando così anche la Convenzione Europea sui Diritti Umani», denuncia il Presidente del CIR, Savino Pezzotta.  «Ci auguriamo vivamente che questa rimanga un’operazione una tantum e non diventi una prassi. Altrimenti tutto il sistema di protezione delle vittime di violenza e persecuzione in Italia ed in tutta Europa viene messo a repentaglio».

Le associazioni riunite nel Tavolo Asilo hanno chiesto spiegazioni urgenti al governo italiano e al ministro dell’Interno definendo quella della scorsa notte «un’operazione senza precedenti, annunciata con toni esultanti ma che lascia allibiti per le sue modalità e possibili conseguenze».
Il Tavolo Asilo (composto da Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Consiglio Italiano Rifugiati – Cir, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Save the Children) ha chiesto informazioni sulla sorte delle 227 persone ricondotte in Libia sottolineando che la società civile «non dispone al momento di notizie certe sulla nazionalità, sull’età, sulle condizioni di salute e sui motivi per cui i migranti ricondotti in Libia tentavano l’accesso in Europa e non sono quindi in condizioni di escludere che si trattasse di richiedenti asilo in fuga da guerre e persecuzioni, come la maggior parte di coloro arrivati a Lampedusa nell’ultimo anno».

«Le modalità alla base dell’operazione, svolta in aperta violazione delle  norme che tutelano i richiedenti asilo dal refoulement (art. 33 della  Convenzione di Ginevra e art. 3 della Convenzione europea dei diritti umani) non sono note» si legge nel comunicato stampa. Le associazioni denunciano anche la mancanza di trasparenza dell’accordo fra Italia e Libia sui rimpatri: «Dopo la firma e la frettolosa ratifica dell’accordo quadro tra Italia e Libia da parte del Parlamento, lo scorso febbraio, la gran parte dei contenuti concreti delle intese tra i due paesi in materia di immigrazione resta inaccessibile alla società civile, nonostante le ripetute richieste di trasparenza da parte degli organismi internazionali. Per lungo tempo, senza ricevere mai alcuna risposta, le organizzazioni firmatarie hanno chiesto alle autorità italiane cosa sarebbe accaduto ai diritti e alle stesse vite delle persone fermate in mare e rinviate in Libia sulla base dell’accordo tra Roma e Tripoli. La Libia non ha una procedura di asilo e non ha sinora offerto alcuna garanzia di protezione».

«L’operazione svolta questa notte da unità navali Italiane, senza  consentire l’accesso al territorio Italiano e alla procedura d’asilo alle  227 persone coinvolte, pone dunque interrogativi drammatici» prosegue il comunicato. « Le organizzazioni del Tavolo Asilo ritengono le autorità Italiane responsabili delle operazioni svolte nella notte e delle lor conseguenze per i diritti umani delle 227 persone che, secondo le ultime scarne notizie disponibili si troverebbero a Tripoli. Pertanto, allarmate e rattristate, chiedono alle autorità italiane di assumersi le proprie responsabilità per far sì che simili situazioni non si ripetano e di fornire al più presto notizie precise sugli interrogativi aperti.

Sul rimpatrio immediato Medici senza frontiere ha chiesto un dibattito il parlamento. «Lontano dall’essere un avvenimento storico come sostiene il governo italiano, questo rimpatrio forzato e cinico è contrario alle leggi internazionali e metterà l’Italia al bando delle nazioni civilizzate» ha dichiarato il presidente di Msf-Italia, Loris de Filippi. ??«Non ci si può permettere di respingere delle persone in mare aperto verso un Paese come la Libia che non ha ratificato le convenzioni internazionali, in particolare quella di Ginevra» ha osservato de Filppi, ricordando che l’Italia era gia’ stata condannata il 10 maggio 2005 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il rimpatrio forzato di 11 richiedenti asilo che non avevano potuto presentare la loro domanda.

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