Welfare

Ddl sicurezza, il no arriva da destra

Il segretario dell'Ugl Renata Polverini contro il provvedimento sposorizzato dalla Lega: «l'istruzione, la salute e la sicurezza devono essere garantite a prescindere dallo stato giuridico

di Redazione

di Lucia Ritrovato

 

Per 400mila ragazzi nati in Italia da famiglie straniere la cittadinanza è un miraggio. L’Ugl, Unione generale lavoro, chiede al Governo la modifica dell’attuale legge 91/92 per semplificare l’iter e puntare al diritto di cittadinanza dopo 5 anni di residenza in Italia dei loro genitori. “E’ assurdo che –  afferma il segretario Renata Polverini  – questi giovani, a tutti gli effetti  italiani, crescano in una nazione senza esserne cittadini”

Segretario quali sono le modifiche che l’Ugl chiede al governo sulla legge 91/1992 che regola e disciplina la normativa in materia di cittadinanza?
La legge 91 è a dir poco anacronistica, complessa e ferraginosa. Va rivista e aggiornata al più presto. Per le seconde generazioni, ovvero i ragazzi nati in Italia, figli di immigrati, attualmente 400mila, che studiano e vivono nel nostro Paese, che parlano addirittura i nostri dialetti, la cittadinanza è un vero miraggio ed una corsa ad ostacoli. Noi chiediamo che chiunque di loro, nato da genitori che regolarmente sono presenti nel nostro paese da almeno 5 anni, ottengano automaticamente la cittadinanza italiana, pur salvaguardando anche quella della nazione d’origine.

Avete già presentato le modifiche della legge al Governo?
No. La nostra battaglia comincia oggi con una proposta a tutti gli effetti concreta che vuole semplificare la vita dei ragazzi di seconda generazione. E’ assurdo che nascano e crescano in una nazione senza poterne diventare poi cittadini a tutti gli effetti.

Attualmente i figli stranieri residenti in Italia potrebbero acquisire la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno?

Ha detto bene: potrebbero. Perché purtroppo non è mai così. Non è affatto scontato che la domanda venga accettata. Ci sono tempi lunghissimi. Bisogna dimostrare di essere stati per tutti i diciotto anni di continuo in Italia. Questo significa che i ragazzi non possono recarsi all’estero per un corso di studi temporaneo, nemmeno per la gita di fine anno. Oppure spesso, nonostante non si è mai abbandonato il suolo natio, non è possibile dimostrarlo nella sua interezza. Magari si scopre una falla di sei mesi nella pratica e il permesso di soggiorno diventa un sogno.

Chiedete allora che prevalga il concetto giuridico dello “ius soli”, ovvero che si diventi cittadini italiani semplicemente per nascita?
L’attuale impianto legislativo, che non ha tenuto conto dell’emigrazione di massa di questi ultimi anni, è basata ancora sul principio dello “ius sanguis” che privilegia il legame di consanguineità a prescindere dal suolo sul quale si vive. Noi vogliamo che l’Italia si adegui all’Europa, dove c’ è meno rigidità. Precisamente al modello francese e inglese, dove la cittadinanza per gli extracomunitari scatta dopo soli cinque anni di residenza. Questi giovani sono italiani a tutti gli effetti, e chiediamo al Governo di attuare i meccanismi necessari.

Come si esprime l’Ugl sul discusso pacchetto sicurezza?
Ribadiamo il nostro forte dissenso, in particolare sul provvedimento che riguarda le ronde. Perché riteniamo che possa significare un passo indietro dello Stato, i cittadini si aspettano altro in termini di sicurezza. Come anche la norma che riguarda la segnalazione dei bambini irregolari nelle scuole da parte dei presidi. Loro hanno un altro ruolo, non sono ne magistrati, ne poliziotti.
Per l’Ugl tre questioni restano fondamentali: l’istruzione, la salute e la sicurezza che devono essere garantiti dallo Stato tanto ai cittadini italiani quanto a quelli che cercano rifugio nel nostro paese a prescindere dal loro stato giuridico.

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