Oltre all’indennità di base, gli europarlamentari possono contare anche su altri contributi, come i 4202 euro mensili per le spese generali. Quelle, ad esempio, relative ai costi di gestione di segreterie e uffici nello Stato d’origine: bolletta della luce e del telefono, acquisto e manutenzione di computer e fax, tutte da giustificare con un dettagliato rendiconto. Anche perchè, da quest’anno, i rimborsi non saranno più forfettari ma a piè di lista.
L’indennità viene ridotta del 50% se il deputato è troppo assenteista, se cioè partecipa a meno della metà delle sedute plenarie di un anno parlamentare (da settembre ad agosto), senza giustificare le proprie assenze.
Un’altra voce relativa ai rimborsi è quella per i viaggi sostenuti nel territorio della Comunità europea per partecipare alle riunioni ufficiali del Parlamento Ue come le sedute plenarie o le riunioni delle commissioni e dei gruppi. Ma anche qui servono le «pezze d’appoggio»: la carta d’imbarco per il viaggio in aereo, il biglietto ferroviario se il deputato si sposta in treno, una «dichiarazione di viaggio» con il numero di immatricolazione del veicolo e la lettura del contachilometri all’inizio ed alla fine del viaggio se il mezzo adoperato è l’auto.
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