Non profit

Anche a Napoli il vescovo dona del suo

fondo anticrisi

di Redazione

Spes, ovvero speranza in latino. A guardare l’acronimo, la differenza tra il fondo lanciato a Napoli dal cardinal Crescenzio Sepe e quello della Cei, il Fondo per la speranza, sembra non sussistere. In realtà Spes sta per Sviluppo pastorale economia solidale, e la differenza c’è: i soldi a Napoli, caso unico in Italia, andranno cioè a sostenere progetti di microimprenditorialità e non una generica difficoltà economica. Il prestito – 20mila euro al massimo, a tasso zero, da restituire in 4/5 anni – sarà concesso dalle banche dietro presentazione di un progetto d’impresa che sarà valutato da un comitato tecnico a cui non partecipano né le parrocchie né la Curia. «Di prestiti indistinti a Napoli ci sarebbe bisogno», spiega Carlo Borgomeo, che con Sergio Scapagnini e Sergio Sciarelli guida il team tecnico, «ma abbiamo preferito tener ferma la barra sul lavoro, che a Napoli è un problema strutturale, non legato solo alla crisi».
Al microcredito per l’imprenditoria, Borgomeo preferisce «per il lavoro autonomo o l’autoimpiego, tanto i progetti sono piccoli», ma la sostanza è quella. Insieme ai soldi (altro punto innovativo) si potrà beneficiare di una consulenza tecnica per lo start up, a costo zero: i professionisti disponibili a fare da volontari-tutor possono già segnalare la propria disponibilità, in un albo di cui Sciarelli tiene la regia. A fare da garanzia per le banche sarà il fondo, ma giocheranno un ruolo importante pure gli “adottanti”: persone che si impegnano a restituire un’aliquota del prestito in caso di difficoltà del beneficiario.
Il fondo, nato il 30 maggio da una donazione personale di 50mila euro più un anno di stipendio (altri 15mila euro) da parte di Sepe, ha superato quota 150mila. I prestiti saranno attivi a settembre: «È importante chiarire nel dettaglio la procedura con le banche», spiega Borgomeo, «in modo che al momento della domanda sblocchino il finanziamento in una settimana».

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