Mondo

Crisi, la luce in fondo al tunnel

Il governatore Draghi incomincia a parlare del dopo-crisi. J'accuse dell'Antitrust: la recessione non cada sulle spalle dei consumatori

di Redazione

La crisi con gli interventi di Draghi e Catricalà campeggiano su tutti i quotidiani oggi in edicola. La rassegna stampa parte da qui.

Doppia pagina per LA STAMPA sulla situazione economica. Apertura sui dati dell’inflazione “Inflazione allo 0,9%. Mai così giù dal ’68”. Scrive Luca Fornovo: «Questo crollo dell’inflazione, come rileva peraltro l’Istat, è stato innescato dal calo dei prezzi dei carburanti (-18% in media) e dei trasporti. Di qui il timore, più che giustificato, delle associazioni dei consumatori, il Codacons, in testa, che il calo dell’inflazione sia illusorio, una diminuzione virtuale dovuta al comparto energia” (…) Adusbef, Codacons, Federconsumatori e Adoc continuano infatti a puntare il dito contro i rincari degli alimentari, che, nonostante la decelerazione di maggio, mostrano ancora rialzi sopra il 2%. Solo per gli alimentari infatti, calcola il Codacons, si dovranno sborsare 420 euro in più nel 2009. (…) Mentre Coldiretti, Cia e Confagricoltura denunciano invece “forti distorsioni nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola”: a fronte del +2,5% misurato dall’Istat per gli alimentari nelle campagne si assiste infatti a un calo del 12,7% dei prezzi agricoli». In appoggio un servizio dal Centro Commerciale Le Gru di Torino, con le voci dei consumatori che proprio questo calo dell’inflazione non lo sentono. Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le Onlus, in una delle due interviste in appoggio (l’altra è a Luca Paolazzi, Confindustria), conferma: «Altro che aumento del reddito. Le famiglie, soprattutto quelle di ceto medio-basso, stanno molto peggio». Secondo Zamagni «i provvedimenti del governo, la mobilitazione della Chiesa e il calo dell’inflazione hanno provveduto, anche se in termini minimi, a migliorare le condizioni di vita dei più poveri. I più ricchi, non essendo costretti a rinunciare ai proprio risparmi, non perdono di fatto nulla. Chi ci perde, molto, sono le famiglie che stanno in mezzo alla forbice». Il monito di Catricalà invece è nelle pagine di economia, a pag. 33. Roberto Giovannini così sintetizza l’intervento del presidente dell’Antitrust: «Le banche? Devono fare passi avanti verso una trasparenza “compromessa” da contratti incomprensibili. Le imprese? Tentano un ritorno alle protezioni, e c’è il rischio che “i costi della crisi siano riversati sui consumatori”. Il Parlamento? C’è uno “stillicidio” di norme “volte a restaurare gli equilibri del passato”. Qualche prova dell’offensiva parlamentare in corso contro le liberalizzazioni? Catricalà non si tira indietro. Le misure che riguardano l’abolizione delle parafarmacie (in 3 anni ne sono state aperte circa 3.000 con sconti su alcuni farmaci superiori al 22%). L’abrogazione della facoltà di recesso annuale nei contratti assicurativi. La cancellazione dei tetti antitrust per l’importazione di gas, come richiesto esplicitamente dall’Eni di Paolo Scaroni”.

Il vicedirettore del CORRIERE DELLA SERA Dario Di Vico firma un pezzo in prima pagina sulla protesta degli artigiani di Varese, una delle zone più ricche d’Europa: “La crisi e gli artigiani ribelli di Varese”. L’allarme più forte arriva da Jerago con Orago, dove 300 artigiani e piccoli imprenditori si sono riuniti per sfogare le loro ansie: «L’autunno ci fa paura, qui chiuderanno duemila ditte». Il governo? «Ci sono aiuti solo per i soliti noti». Come spiega Di Vico ad organizzare l’adunata è stato un piccolo imprenditore metalmeccanico, Alberto Vanzini. Fra i partecipanti anche i comitati spontanei di “Imprese che resistono” nati tra Torino e Cuneo, il sindaco Pdl, anche lui partita iva, il senatore leghista come il rappresentante della provincia e l’assessore regionale formigoniano Raffaele Cattaneo. Nell’assise c’è perfino chi loda la Cina: «È diventata grande perché ha sostenuto le piccole e medie imprese».
Dedicata al tema crisi anche l’apertura delle pagine economiche: “«I governi inizino a pensare al dopo crisi»” dice il governatore della Banca d’Italia. Scrive il CORRIERE riportando il pensiero di Draghi: «Le difficoltà non sono finite e non si è tornati alla normalità…ma si tratta di progettare subito quello che andrà fatto nel medio periodo, su almeno due grandi filoni: regole per ricostruire un sistema finanziario più robusto e meno soggetto al rischio sistemico e una strategia di uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche e dalle micropolitiche a sostegno delle banche». In rilievo infine che l’intervento dell’Antitrust che con Antonio Catricalà dice: “«I consumatori non paghino la crisi»”.

“L’accusa dell’Antitrust «Leggi contro i consumatori»: è il titolo d’apertura de LA REPUBBLICA che  nell’occhiello collega la requisitoria di Catricalà con il monito del governatore Draghi. Liberalizzazioni tradite, stillicidio di leggi restauratrici, reputazione delle banche compromessa: sono i tre punti critici secondo il presidente Antitrust che avverte: la crisi rischia di scaricarsi sui consumatori «un pericolo latente in tutti i mercati ma che si manifesta in modo particolare in quelli caratterizzati da intrecci e posizioni dominanti» (e il riferimento è alle farmacie, al gas, alle assicurazioni). Italia paese in cui la resistenza di pochi vince sugli interessi di molti (vedi class action). Gaudio dei consumatori, mentre critici i rappresentanti ad esempio delle banche. Secondo  Faissola dell’Abi la reputazione delle banche è bassa per «fattori mediatici». Il dossier, “Stop  su polizze, credito e farmacie controrivoluzione a danno dei cittadini”, è firmato da Luca Iezzi. in sostanza conferma le tesi Antitrust: il governo Pdl nei fatti ha depotenziato le liberalizzazioni e dà retta alle corporazioni, a cominciare dalla farmaceutica. Non è solo colpa delle norme, però: la commissione di massimo scoperto sui fidi bancari, abolita per legge, è stata in pratica sostituita da tutti gli istituti con altre voci che sommate superano il costo precedente…

Alla relazione dell’Antitrust il SOLE24ORE dedica un pezzo a pagina 4 in cui  si sottolinea l’appello alle fondazioni nella gestione dei servizi locali: visto che le liberalizzazioni «arrancano» anche per le resistenze opposte dalle amministrazioni locali,  occorre non abbassare la guardia per tutelare una vera concorrenza. Per questo occorre secondo Catricalà spezzare i «monopoli» e «i gruppi tutori di interessi di categoria» magari proprio coinvolgendo le fondazioni, che «hanno dimostrato di fare bene nella modernizzazione delle banche» e che «svolgono una importante funzione di sostegno all’economia».

Sul MANIFESTO  “Concorrenza indesiderata” è il titolo dell’articolo dedicato all’intervento di Catricalà che viene riassunta nel catenaccio nella frase «Il mercato competitivo richiede più regole e presìdi». Nell’articolo di Francesco Piccioni si legge: «Non sempre è confortante vedere che la realtà può essere negata con un piccolo click ideologico. Così può accadere che il liberismo sia globalmente messo in discussione da una crisi senza precedenti mentre esistono istituzioni funzionanti che hanno ancora inscritta nel loro dna la fede assoluta nei  principi del “libero mercato”. È il caso dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (sbrigativamente chiamata Antitrust) il cui presidente – Antonio Catricalà – ha tenuto ieri, nella sala della Lupa la sua relazione annuale. Una relazione-testimonianza ideale già nel saluto, quando Catricalà ricorda come “soprattutto in ragione della crisi finanziaria ed economica, più volte l’Autorità sia stata chiamata a riaffermare che concorrenza sviluppa nuova ricchezza da investire e da distribuire”. Per lui deve essere stato un anno durissimo, con gli imprenditori mondiali scatenati nel chiedere dosi crescendi di “interventi di stato”». E prosegue: «Aleggia il profumo dell’appello irrealizzabile quando Catricalà definisce il “restituire al mercato attività così rilevanti per la nostra economia” come la “soluzione più efficace”. Tanto che il soggetto chiamato a svolgere “un ruolo determinante  nella prima fase di privatizzazione” viene individuato nelle “fondazioni”, non nelle imprese. Del resto chi mai si è fatto avanti per gestire i trasporti pubblici urbani? (…)».

Tra i moniti e gli appelli al governo, alle imprese e alle banche esposti dal presidente dell’Authority Catricalà, ITALIA OGGI mette  ben in evidenza quelli più liberisti e quelli che riguardano le banche, l’industria farmaceutica, quella assicurativa e quella della distribuzione del gas. La frase di Catricalà:« In parlamento va scoraggiato lo stillicidio di iniziative volte a restaurare gli equilibri del passato» è citata due volte.
L’authority, ricorda l’articolo intitolato “Liberalizzazioni, monito Antitrust”, dall’inizio del 2008 ad aprile 2009, ha comminato sanzioni per 83 milioni di euro di cui, secondo i dati pubblicati in una altro articolo di approfondimento “Antitrust, multe per 37 milioni alla pubblicità”, 37 milioni di multa sono stati inflitti ai mezzi di comunicazioni per pratiche commerciali di pubblicità scorrette e ingannevoli. Per quanto riguarda i mezzi su cui sono stati diffusi i messaggi finiti sotto esame dell’antitrust «si segnala il boom di Internet. Sono 76 i procedimenti istruttori condotti per 67 violazioni accertate. Seguono la carta stampata e periodica ( 76 procedimenti, 93 nel 2007 e 62 violazioni) stampati( 50 e 45), la tv Nazionale ( 18 e 17), la confezione dei prodotti ( 12,20), il telefono ( 10 messaggi con 10 condanne), la pubblicità esterna (nove messaggi tutti condannati), la tv Locale ( sette messaggi, sei violazioni)».

“Il conto della crisi non sia a carico dei consumatori” titola AVVENIRE la pagina 25. A mettere in guardia il Parlamento è il presidente dell’antitrust Antonio Catricalà che, presentando alla Camera la relazione annuale, ha denunciato un dietrofront sulla via delle liberalizzazioni: un ritorno al protezionismo e apolitiche restrittive è un errore, sostiene. Complici nella frenata dell’apertura dei mercati anche le Regioni, le categorie e le banche. Il risultato? L’inflazione è diminuita meno che altrove. Nel mirino, alcune iniziative legislative in corso che secondo il garante sarebbero, se approvate, emblematiche di un passo indietro: prima fra tutte la distribuzione farmaceutica. «Non capisco», commenta Pierluigi Bersani, «come in piena crisi si discuta di chiudere le parafarmacie, spero che il governo faccia marcia indietro». Parliamo infatti di una quota di mercato pari al 6% che occupa 5mila lavoratori. Catricalà cita poi il settore assicurativo: l’abrogazione della facoltà di recesso annuale nei contratti contribuirà a ingessare un mercato già poco aperto. E ancora, la distribuzione del gas e la class action riveduta e corretta. Liberalizzazione pollice verso anche per le Regioni anche limitano gli orari dei negozi e vietano l’apertura di nuove pompe di benzina. Mentre la liberalizzazione dei servizi pubblici locali non nemmeno mai partita. Insomma, ne esce il quadro di un sistema economico «dove vincono i piccoli o i grandi privilegi di chi sta dentro e che resta sfavorevole allo sviluppo di nuove di nuove iniziative imprenditoriali, danneggiando i consumatori». A proposito di inflazione, è proprio uno dei due nodi richiamati da Draghi  (“«Ora un piano per il dopo-crisi»”), insieme all’indebitamento, di un’eventuale exit strategy per uscire dalla crisi. Un piano per gestire la riduzione del debito pubblico e il graduale abbandono delle attuali forti iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali, sono le misure che vanno messe in cantiere. Il governo potrebbe far prevedere il Dpef da un decreto economico, dove la misura maggiore potrebbe essere la riedizione dello scudo fiscale con un’aliquota del 7%. Per le imprese non si esclude una detassazione degli utili, mentre sui crediti vantati verso lo Stato ci sarà una decisione nelle prossime due settimane.

E inoltre sui giornali di oggi:

STRASBURGO
SOLE24ORE – “Per Mauro avanza l’ipotesi della presidenza del Ppe”: questo uil titolo di un pezzo di analisi sul post voto a Strasburgo e i riequilibri in seno ai partiti maggiori. In ballo ci sono diverse caselle importanti, come la presidenza – ovvio – della Commissione stessa, del Parlamento europeo e del Ppe. Per la prima poltrona in pole position c’è l’attuale presidente Barroso, mentre per la seconda dovrebbero giocarsela il polacco Jerzy Busek e l’italiano Mario Mauro. Ago della bilancia però non sarà, come sperato da Berlusconi, il Pdl italiano ma come sempre i tedeschi, rimasti primo gruppo all’interno del blocco popolare, e pare che siano decisi ad appoggiare il polacco; la Francia pure conta molto, ma non si è ancora espressa. Se Mauro dovesse fallire l’obiettivo numero uno, scrive il SOLE, gli rimarrebbe la presidenza del Ppe. In ogni caso, sbaglierebbe chi sottovalutasse la questione, perché «l’Italia del Cavaliere ha tutto l’interesse ad andare lancia in resta alla guerra delle euro-poltrone».

ABRUZZO
CORRIERE DELLA SERA – Con una foro in prima pagina e un servizio all’interno il giornale dà spazio alla protesta dei terremotati che dicono: “Ci avete umiliati e traditi”. Epifani: sotto le tende il 70% sono anziani. Il sit in ha scandito cori contro le «promesse mancate del governo». Replica il sottosegretario Bertolaso: “Sono attacchi elettorali. I soldi ci sono e i rimborsi partiranno”.

IL MANIFESTO – La foto della manifestazione dei terremotati abruzzesi davanti a Montecitorio con il titolo “Area sismica” è l’apertura scelta da IL MANIFESTO per oggi. «La rabbia degli sfollati abruzzesi arriva a Montecitorio. Tra sit-in e blocchi stradali duemila terremotati fanno sentire la propria voce contro il decreto per la ricostruzione, chiedendo più finanziamenti e meno autoritarismo. Ma il governo non fa marcia indietro. Mentre Berlusconi prepara per oggi a L’Aquila l’ennesimo show» è la sintesi dei temi trattati alle pagine 2 e 3. Allo stesso tema è dedicato anche l’editoriale di Gabriele Polo “Yes, we camp!”. «(…) Secondo il governo i terremotati d’Abruzzo dovrebbero affidarsi a qualche “gratta e vinci” in più per veder risollevare le loro case; confidare nelle disposizioni del presidente del consiglio per essere risarciti dei danni subiti; aspettare le ordinanze di Bertolaso per sapere se e dove ci saranno scuole in cui studiare, uffici e fabbriche in cui lavorare. Quanto ai loro amministratori locali, il ruolo previsto è di farsi da parte, o fare i passacarte. (…)». Polo ricorda come ieri i terremotati hanno cercato di spiegare al paese la loro situazione «anche senza la copertura mediatica su cui può invece contare Berlusconi» e conclude che i terremotati «hanno dallo loro le conoscenze per contestare i bluff berlusconiani e una possibilità. Un G8 che il presidente del consiglio vorrebbe vetrina di propaganda, ma che potrebbe invece essere palcoscenico di un fallimento sotto gli occhi del mondo. Comunicarlo nel modo giusto sarà decisivo. “Yes, we camp”, c’era scritto su uno degli striscioni di ieri: che ha detto che solo Berlusconi sa usare le televisioni?».

IL GIORNALE-Sull’Abruzzo IL GIORNALE monta la polemica con un reportage dal resort Borgo il Castello: qui il sindaco dell’Aquila ha trovato casa dopo il terremoto, insieme alle cinque famiglie di fratelli della moglie. Per la famiglia del primo cittadino, invece della tenda, c’è una villa di 110 mq, piscina con idromassaggio, giardino vista mare. Valore 400mila euro. Un po’ meno bene ai parenti: in appartamenti da 250mila euro. Nessuna raccomandazione, dice Romano Marinelli, uno dei due proprietari della struttura (59 tra ville e appartamenti): «I nominativi ci sono stati forniti dalla Protezione civile»

LEGA
IL MANIFESTO – Nelle pagine di “politica e società” viene dato spazio all’ultima sparata della Lega sugli immigrati «Sparate leghiste: “no ai bivacchi stranieri nei parchi”» è il titolo di un articolo che riporta le dichiarazione dell’assessore al territorio della Regione Lombardia Davide Boni della Lega. «È inammissibile che anche in alcune zone di Milano ci siano stranieri che sostano nei giardini pubblici ad ogni ora del giorno e della notte, come avviene ormai da qualche giorno in piazza Oberdan. Chi non è in regola e non ha i mezzi di sostentamento deve essere allontanato dal nostro paese (…)» cita IL MANIFESTO che scrive: «L’assessore del Carroccio dovrebbe sapere che gli stranieri che “bivaccano” in piazza Oberdan sono rifugiati politici del Corno d’Africa che da mesi lottano per avere un tetto sopra la testa. E che in quanto richiedenti asilo non possono essere cacciati dall’Italia. A ricordaglielo è il vicesindaco di Milano De Corato che per risolvere il problema chiede l’intervento del ministro Maroni». L’ultima stoccata è sull’efficienza del capoluogo lombardo «A proposito di emergenze vere, ieri a Milano si è registrato il quinto incidente che ha coinvolto dei tram nel giro di pochi mesi. Leghisti, Comune e Atm non ci pensano: ossessionati come sono dalla smania di controllare gli stranieri che sul tram ci salgono (…) Poco importa che i pendolari di Rho rimangano senza treno perché la loro fermata è stata soppressa in nome dell’Expo. Basta prendersela con gli stranieri e tutti i problemi spariscono per magia».

IL GIORNALE
– Punta tutto sulla politica interna e i ballottaggi il quotidiano della famiglia Berlusconi. L’apertura è dedicata a Umberto Bossi, con un’intervista di Mario Giordano. Bossi conferma il patto d’acciaio con il PdL, la svolta sociale della Lega, chiede le gabbie salarali e dice «la Lega deve essere vicina ai lavoratori. Per questo ha fatto i salti mortali per avere il sindacato». La perla è una battuta sul Noemigate: «Non ci credo. Va bene che adesso c’è il Viagra. Ma dove trova il tempo? Io non trovo neanche il tempo per andare al cesso».

RELIGIONI
AVVENIRE – “«Credenti insieme per un mondo di pace». A Roma il «G8 delle religioni». Napolitano: senza valori spirituali non vinceremo la crisi”. Il presidente della Repubblica riceve, insieme a Franco Frattini, al Quirinale i partecipanti al IV Summit dei 129 leader delle grandi religioni mondiali in occasione del G8. Convivenza, dialogo, rispetto della diversità, collaborazione pacifica, solidarietà, libertà e responsabilità: senza questi valori «non c’è prospettiva, non c’è sviluppo», ha detto il capo dello Stato. «Sentiamo che in questa crisi economico-finanziaria globale sono in gioco grandi scelte e grandi valori: se guardiamo alla cause e anche agli sforzi da mettere in atto per superarla, ci rendiamo conto che è essenziale un ristabilimento di valori spirituali e morali che sono stati largamente assenti dalle terminazioni dei soggetti economici e politici». Senza concessioni a «pericolose confusioni tra politica e religione nella piena autonomia dell’una e dell’altra sfera», ha però riconosciuto la «dimensione pubblica e il valore pubblico» del «fatto religioso». Fanno eco i leader spirituali, dal cardinale Jean Luis Tauran che mette l’accento sul valore della persona, al patriarca della chiesa etiopica, Abuna Paulos,  che inviata a mettere le risorse mondiali al servizio del bene.

BIOETICA
AVVENIRE – Due pagine (la 8 e la 9) sotto l’occhiello “La difesa della vita”. Dopo il documento della Fnomceo, Federazione nazionale dell’ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri che ha dichiarato alimentazione e idratazione «atti medici», scendono in campo le associazioni delle famiglie delle persone in stato vegetativo o di minima coscienza. La richiesta: «La società scientifiche ascoltino anche noi». Paolo Fogar e Gianpietro Salvi, presidenti rispettivamente della Fnatc, la Federazione  nazionale associazioni trauma cranico, e La Rete – Associazioni riunite per il trauma cranico e le gravi cerebrolesioni acquisite, si rifanno alla carta approvata ad aprile nell’incontro a San Pellegrino Terme: va spostata l’attenzione da quella cannula per privilegiare la persona nella sua globalità. Questo il suggerimento che viene dai due coordinamenti nazionali. In calce una lettera aperta che Fulvio De Nigris, direttore del Centro Studi per la ricerca sul coma “Gli amici di Luca”, ha inviato al presidente dell’Ordine dei medici Amedeo Bianco e al presidente dell’Ordine dei medici di Bologna Giancarlo Pizza. Seguono a pagina 9 interviste a Roccella, Vincenzo Saraceni, presidente dell’Amci, e Binetti in parte sul documento firmato dai camici bianchi, in parte sul ddl sul fine vita approvato al Senato.

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