Per iscriversi si iscrivono. Frequentare le lezioni però è un altro discorso. Sulla base di questa considerazione, la Comunità di Sant’Egidio ha elaborato due anni fa un progetto per promuovere la frequenza scolastica dei bambini rom. Si intitola «Diritto alla scuola, diritto al futuro», ha avuto il sostegno del ministero del Welfare ed è stato realizzato nel corso dell’anno scolastico appena concluso, in forma sperimentale, con i minori del campo rom di via Gordiani a Roma. Notevoli i risultati: a maggio 2008 la percentuale delle frequenze regolari ha superato l’80% (erano il 47,3% nello stesso mese dell’anno precedente). «Ci siamo resi conto che c’è una nuova generazione di genitori rom che crede nell’integrazione», afferma Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, «che non vuole vivere nei campi e che soprattutto intende mandare i figli a scuola». Un “aiutino” per la verità l’hanno avuto dal meccanismo di coinvolgimento e di responsabilizzazione molto puntuale previsto dal progetto. Si tratta – in pratica – di una borsa di studio di 100 euro mensili corrisposta alle famiglie perché garantiscano la presenza dei ragazzi. Non solo in classe, ma anche alle attività extracurriculari. I genitori inoltre si impegnano a incontrare regolarmente i docenti e soprattutto a non coinvolgere i figli in attività lavorative o di accattonaggio. il costo complessivo è stato contenuto (134mila euro) e alcune Regioni, come la Campania, hanno già manifestato l’intenzione di replicarlo. (M.R.)
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