Mondo
L’adozione è senza crisi ma si ferma in Europa
I minori stranieri che hanno trovato famiglia in Italia sono 1.859. La metà viene da un Paese Ue, grazie al ritorno della Federazione russa
Simili, molto simili ai nostri. Sono così i visi dei bambini adottati dalle famiglie italiane nei primi sei mesi del 2009, fotografati dal rapporto statistico della Cai: il 50% di loro, infatti, è originario di un Paese europeo. Nello stesso periodo del 2008 erano solo il 36,3%. Il salto è dovuto soprattutto alla ripresa massiccia di adozioni dalla Federazione Russa, che dopo anni di crisi torna ad essere il primo Paese di provenienza dei minori adottati dagli italiani: 336 ingressi, pari al 18%. A giugno 2008 era solo settima, con 107 ingressi. Ma sui numeri pesano anche l’Ucraina, la Polonia e la sorpresa Bulgaria: 64 bambini in sei mesi, erano solo 5 un anno fa.
In conseguenza del boom europeo si riscontra una diminuzione di circa quattri punti percentuali dei minori provenienti dagli altri continenti: l’America Latina è al 22,2%, l’Asia al 16,8%, e l’Africa all’11%. Il Nepal, che era al decimo posto un anno fa, con 71 adozioni, oggi è a quota zero. Anche la Cambogia si ferma a 40 adozioni, con un trend che – se continua – la porterebbe alla metà delle adozioni concluse nel 2008 (188). Bene invece la Repubblica Democratica del Congo, a quota 33 in sei mesi, molto più delle 24 di tutto il 2008.
Ma al di là dei numeri, il fatto che la metà dei bambini adottati siano europei è un dato da monitorare, insieme al crescente diffondersi di decreti di idoneità mirati (il 26,5% quest’anno): non tanto per la recente polemica legata a un decreto di idoneità “razzista” che escludeva «bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea», quanto perché se si incrociano questi dati con quelli dell’Unicef sullo stato di abbandono dei minori, emerge una geografia completamente differente. «I Paesi dove i minori fuori famiglia sono un’emergenza sono tutti non europei, tranne la Romania», spiega il presidente di Enzo B., Stefano Bernardi. «Questo dovrebbe dirci dove indirizzare la nostra azione, il sospetto è che a volte si preferisca limitarsi ai canali dove i percorsi sono autosufficienti e le procedure più codificate». E anche Marco Griffini cita il nuovo modello francese e torna ad invocare che le adozioni internazionali passino sotto l’ala del ministero degli Affari esteri, dove diventino «un dovere istituzionale dell’ambasciata».
La visione d’insieme dei dati Cai è comunque positiva: i bambini stranieri adottati in Italia nei primi sei mesi del 2009 sono stati 1.859, con un +12,6% rispetto al primo semestre dell’anno scorso. Le coppie che hanno aperto le porte di casa sono state 1.468, contro le 1.323 del primo semestre del 2008, quasi l’11% in più. L’Italia, nota con compiacimento la Cai, è l’unico Paese al mondo dove le adozioni sono in crescita costante. Nonostante la crisi, per fortuna.
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