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AFRICA. Darfur, Unamid: la guerra è finita
Banditismo e attacchi sporadici. La frammentazione avrebbe indebolito i ribelli, ma la pace è ancora lontana
di Redazione
Il Darfur non è più in stato di guerra. Attacchi sporadici e di bassa intesità, banditismo, e un solo gruppo ribelle attivo, il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem), autore di azioni militari «limitate».
Questa la situazione descritta dal comandante della missione Onu-Unione Africana (Unamid), Martin Agwai, al ritorno da un sopralluogo nella regione sudanese, da anni teatro di una grave crisi umanitaria.
«Non si può dire che oggi in Darfur sia in corso una guerra – ha detto Agwai – gli episodi di violenza sono da attribuirsi perlopiù a dispute per il controllo del territorio e dell’acqua. Ma la guerra vera è finita». Oramai si può parlare più di un «problemi di sicurezza» che di un conflitto vero e proprio. La frammentazione dei gruppi ribelli «ha indebolito la possibilità di nuovi attacchi e di fatto impedisce il controllo del territorio».
Non è dello stesso parere l’analista ed esperta di Sudan, Gill Lusk, secondo cui «questo tipo di commenti non sono utili perché potrebbero far credere che i problemi in Darfur siano risolti, invece la violenza potrebbe riesplodere un momento all’altro». Benché se gli scontri siano diminuiti d’intensità, infatti, una prospettiva di pace sembra ancora lontana.
La settimana scorsa l’inviato Usa in Sudan, Scott Gration, aveva dichiarato che l’esistenza di 26 diversi gruppi di ribelli è un grande ostacolo al raggiungimento di un accordo con il governo di Khartoum.
Da sei anni la regione è teatro di un violento conflitto tra esercito, milizie filo-governative e gruppi ribelli che ha causato 10.000 morti secondo il governo di Khartoum, oltre 300.000 secondo le stime delle Nazioni Unite. Gli sfollati sarebbero quasi tre milioni.
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