Mondo
SONDAGGIO. Gli israeliani non hanno fiducia in Obama
Secondo il Jerusalem Post, per il 51% degli ebrei israeliani l'amministrazione americana è filopalestinese
di Redazione
Solo il 4% degli israeliani ritiene che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, metta in atto politiche favorevoli allo Stato ebraico. E’ quanto emerge da un sondaggio condotto lunedi’ e martedi’ dalla societa’ Smith Research per conto del Jerusalem Post. In base ai dati pubblicati oggi, il 51% degli ebrei israeliani considera l’amministrazione Obama piu’ filopalestinese che filoisraeliana, mentre il 35% la considera neutrale. I dati emersi da un sondaggio del 19 giugno, in base ai quali il 6% degli intervistati sosteneva di considerare la politica di Obama favorevole allo Stato ebraico, erano indicati a Washington e a Gerusalemme come la testimonianza del fallimento del tentativo Usa di migliorare le relazioni con lo Stato ebraico. Ora, il nuovo sondaggio dimostra che la tendenza e’ addirittura peggiorata. Solo a maggio, un altro sondaggio del J. Post dava al 31% il dato oggi precipitato al 4%. Agli intervistati e’ stato anche chiesto di esprimersi sull’ipotesi di congelamento per un anno della costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania, nell’ambito di un accordo con gli Usa in vista di una pace con i palestinesi. Il 50% si e’ detto contrario e solo il 41% ha risposto “si'”. La percentuale dei contrari sale al 73% se si prendono in considerazione i soli elettori del Likud del premier Benjamin Netanyahu, che ha fatto dell’opposizione a ogni blocco degli insediamenti uno dei punti cardine della campagna per le elezioni di febbraio. Per quanto riguarda il partito rivale Kadima, i due terzi dei suoi elettori intervistati si e’ detto favorevole al congelamento.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.