Non profit
Paola Menetti: «La sfida che ci aspetta si chiama cambiamento»
La presidente traccia la road map verso il nuovo welfare
di Redazione

Cambiare le dimensioni. Cambiare la governance.
Ma soprattutto le modalità di relazione con il territorio. Aprendosi anche a settori nuovi, come la medicina di base. «Siamo tutti chiamati a ragionare del nostro futuro»da pagina 41
Però indiscutibilmente in questo dato dimensionale c’è anche un dato di limite che si riflette sugli strumenti e sulle capacità di progettare e incidere nelle situazioni. La grande dimensione non è di per sé un valore positivo in assoluto: però è chiaro che va trovato un punto di equilibrio, fra questa dimensione più vicina alle persone a cui ci si rivolge e contestualmente la capacità di fare rete fra le cooperative, di acquisire la consapevolezza che il lavorare insieme produce risultati più significativi rispetto al mantenere questa situazione di grandissima frammentazione.
SJ: Nei documenti preparatori si parla di una presenza troppo massiccia di operatori rispetto a quella dei manager?
Menetti: La storia della cooperazione sociale è una storia recente. È un settore quindi che non ha alle spalle una storia pluridecennale, in più è un settore che ha rappresentato innovazione nel settore dei servizi alle persone e dell’inserimento lavorativo. Questo è un settore che per lungo tempo – ed è un fatto positivo – ha prodotto le proprie strutture di direzione. I dirigenti della cooperazione sociale sono nella maggior parte persone che hanno cominciato a lavorare nelle stesse organizzazioni. In futuro il problema non è tanto che i dirigenti siano tanti o siano pochi, il problema è che dobbiamo cercare di mantenere questa capacità di creare i propri dirigenti, di motivarli, di seguire il ricambio generazionale.
SJ: Non è anche un problema di nuove competenze?
Menetti: È chiaro che la capacità di progettazione, di fare rete, d’incidere sulla realtà in cui lavoriamo, di costruire relazioni richiede di diventare più capaci. Questo riguarda l’organizzazione d’impresa e comporta che i gruppi dirigenti abbiano più capacità di entrare in relazione con altri soggetti.
SJ: Cosa intende in particolare per capacità di entrare in relazione?
Menetti: Le faccio un esempio. Non c’è dubbio che lo sviluppo di una rete di servizi radicati nel territorio implichi anche il tema delle modalità attraverso cui queste cose trovino risorse finanziarie. Quindi implica una capacità di relazioni con quei mondi che possono rispondere a una simile domanda. Il tema del rapporto con i mondi della ricerca, dell’università va esattamente nella stessa direzione. L’obiettivo di un’apertura alla realtà che ci circonda è funzionale a tenere viva la vocazione all’innovazione sociale che ha caratterizzato la cooperazione sociale.
SJ: Il cambiamento del welfare è un tema che tocca da vicino la cooperazione sociale. Che sollecitazioni usciranno dal congresso?
Menetti: Nell’ultimo anno si è parlato di welfare solo in riferimento alle sanatorie e alle badanti. Invece la questione vera è promuovere un sistema orientato alla persona e di conseguenza chiedersi come si infrastruttura un sistema di questo tipo. Altro ambito importante è quello che ha che fare con le politiche di coesione sociale, ad esempio in tema di politiche lavorative, per evitare che chi viene espulso oggi non si trovi ad essere fuori in maniera definitiva. Non vogliamo affrontare il tema del lavoro come difesa dell’esistente. Ma è importante avere un confronto per aggiornare gli strumenti di inclusione e poter perseguire obiettivi di coesione sociale.
SJ: E voi che idee portate?
Menetti: Per esempio nel campo del welfare sanitario oggi la non autosufficienza non trova più risposte adeguate: quelle classiche garantite dall’ospedale e dal medico di famiglia non sono più sufficienti, non reggono più. Allora bisogna pensare come sviluppare sui territori una risposta che promuova una sanità più vicina ai bisogni delle persone. L’interesse alle nuove forme di organizzazione dei servizi di medicina primaria vanno in questa direzione. Essendo noi cooperatori crediamo che sia importante che si sviluppi cooperazione anche in settori non tradizionali, come quello della medicina di base.
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