Si fa presto a dire “buone prassi” con cui infarcire i progetti europei. Ed è ancora più facile sbandierare “l’innovazione” come uscita di sicurezza in tempi di crisi. Eppure, nonostante il logoramento a cui sono sottoposti, questi concetti rappresentano rispettivamente una metodologia e una prospettiva strategica che vale la pena di approfondire anche nella prospettiva dell’impresa sociale.
Di questo si è discusso a Riva del Garda in occasione del settimo «Workshop nazionale» organizzato, come ormai da qualche anno, da Iris Network, la rete degli istituti di ricerca sull’impresa sociale. Duecento partecipanti e una quarantina di casi eccellenti presentati in otto sessioni di lavoro. Da questo crogiuolo di esperienze che cosa è emerso? Ecco alcune osservazioni, prese ancora a caldo dalle relazioni e dai report dei conduttori. Primo elemento. Le pratiche sono buone anche nella misura in cui sono ben raccontate, diventano cioè uno “story telling”, come ha affermato Alessia Maccaferri de Il Sole 24 Ore, che sa prendere di petto i processi attraverso cui si innova, non limitandosi a snocciolare i pur interessanti dati di performance.
a pagina 43
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.