Welfare

Ancora in Italia i 5 eritrei delle polemiche

di Redazione

Sono tutti in buone condizioni, ospitati in strutture del terzo settore in territorio siciliano, i cinque eritrei unici sopravvissuti alla tragica odissea del barcone (che secondo le testimonianze era partito dalla Libia con almeno 78 persone a bordo) recuperato al largo di Lampedusa lo scorso 20 agosto 2009 dopo essere stato alla deriva per più di tre settimane.
A un mese dal loro arrivo in Italia, dopo essere stati sentiti dalla Procura di Agrigento e aver passato i primi giorni di ricovero all’ospedale Vincenzo Cervello di Palermo, i tre adulti (la 27enne Titi Tazrar, il 24enne Halligam Tissfaraly e un terzo uomo di cui non sono state rese note le generalità) hanno fatto richiesta di asilo politico e sono ora sotto l’egida dell’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), ospitati in un centro siciliano del programma Sprarr, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Per i due minorenni, invece, si sono aperte le porte di una comunità alloggio sempre in regione. Lo conferma la sezione italiana dell’ong Save the Children. La loro drammatica vicenda, oltre a generare un duro scambio d’accuse tra le autorità italiane e quelle maltesi per le responsabilità mancate, ha causato un’ondata di indignazione in vasti settori della società civile italiana e internazionale per il fatto che, secondo i racconti degli stessi sopravvissuti, varie imbarcazioni avrebbero incrociato il barcone alla deriva senza fermarsi a prestare soccorso o lanciare l’allarme. (D.B.)