Non profit
Il non profit gioca i numeri pesanti
Un ottobre al cardiopalmo. Sfide importanti e incontri ravvicinati
di Redazione
Prima il 5. E poi il 30. E ancora l’1, il 16 e il 17: sono i numeri che potrebbero arroventare l’autunno del non profit italiano. Anzitutto il 5. Moltiplicatelo per mille e otterrete quel meritorio «fiore all’occhiello» (la definizione è di Tremonti) che della rosa pare destinato a conservare la caducità. Doveva essere stabilizzato entro l’anno (almeno nelle buone intenzioni di Maurizio Lupi e Vannino Chiti, primi e bipartisan firmatari di una proposta di legge in tal senso), ma ecco che si addensano le brume della Finanziaria. Difficilmente ci sarà tempo per discuterne. La soluzione più probabile è che per il prossimo anno si provveda a inserirlo di nuovo nella manovra economica. Con tutte le incognite e le sorprese degli anni passati. Già l’annuncio di Tremonti, nella presentazione della legge di Bilancio, è sembrato interpretabile in vari modi. Secondo quanto detto dal ministro dell’Economia, il governo punterebbe ad utilizzare le nuove entrate che dovranno arrivare da alcune misure fiscali come il rimpatrio dei capitali e dalla lotta all’evasione per «alcune voci davvero ineludibili come l’università e la ricerca, il 5 per mille, alcune voci del lavoro, le missioni all’estero». È possibile quantificare? Tremonti: «Non abbiamo ancora le cifre precise». Il 5 per mille verrebbe finanziato dalle entrate dello scudo fiscale. Curioso il fatto che entrate fiscali una tantum (straordinarie) vadano a coprire quella che dovrebbe essere una uscita ordinaria dello Stato.
Poi, si diceva, c’è il 30. Per le associazioni un calvario burocratico introdotto con il cosiddetto decreto anti crisi. Curiosamente il numero dell’articolo di legge coincide con il 30 ottobre, scadenza per la trasmissione di una serie di dati fiscali all’Agenzia delle Entrate. Di recente è stata presentata una interpellanza urgente (a firma Bobba, Sereni e Soro). Ma il governo non ha ancora risposto ai tre deputati Pd che chiedono di modificare l’articolo che «inverte la disciplina fiscale finora vigente in Italia sulle quote associative, introducendo la regola generale della loro imponibilità»; o almeno di riformulare il modulo con cui trasmettere i dati alle Entrate perché «lesivo della dignità e della ratio ispiratrice delle associazioni non lucrative del terzo settore». «Un meccanismo», si legge nell’interpellanza, «di controllo eccessivo e vessatorio». Mercoledì 23 l’Agenzia delle Entrate ha incontrato i rappresentanti del Forum, CSVnet e Agenzia per le onlus, dopo le reiterate proteste. «Ecco le nostre richieste», spiega Andrea Olivero, «riscrittura del “Modulo EAS”, conseguente slittamento dei suoi termini di consegna e approvazione dell’emendamento di modifica dell’art. 30 predisposto a luglio dall’Agenzia delle Entrate di concerto con Agenzia per le onlus e Forum del terzo settore».
Torniamo così all’1. È appunto nel primo giorno di ottobre che il Forum del terzo settore ha indetto (a Roma, in piazza Montecitorio) una manifestazione di protesta contro la mancata stabilizzazione del 5 per mille, i ritardi sull’erogazione del 2007 e gli accertamenti fiscali a tappeto inaugurati dalle Entrate. «Non possiamo tollerare», ammonisce il portavoce Olivero, «che le associazioni siano trattate alla stregua degli evasori fiscali e che non siano messe in condizione di svolgere il proprio lavoro al servizio della comunità».
Infine il 16 e il 17, giorni in cui si svolgono due iniziative molto diverse. La prima è l’apertura delle Giornate di Bertinoro, appuntamento giunto alla sua nona edizione. «Un momento importante perché crescano la consapevolezza e la responsabilità della società civile», secondo Franco Marzocchi, presidente di Aiccon, che organizza l’incontro. La seconda è il convegno romano di cui riferisce Gabriella Meroni. Che siano le stesse date «è una pura coincidenza», commenta Stefano Zamagni, presidente dell’Agenzia per le onlus, «ho comunque chiesto a due consiglieri di andare alla manifestazione capitolina. Sarei andato io stesso, se non fossi impegnato a Bertinoro». Di più: «È inutile fare dietrologie». Senz’altro sarà così. Ma il dubbio che stia nascendo la prima “corrente” all’interno del non profit italiano in qualche modo resta. E fa alzare la temperatura di un autunno già di suo piuttosto caldo.
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