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La repressione in Guinea fa oltre cento morti

Soffocata nel sangue la protesta dell'opposizione, la croce rossa parla di oltre un centinaio di vittime

di Redazione

«La notte sembra essere trascorsa nella calma anche se ancora ieri sera era possibile udire sporadici colpi di arma da fuoco; un primo bilancio ufficioso riferisce di 87 vittime, ma si tratta di cifre provvisorie e posso dire già adesso che i morti sono circa un centinaio e diverse centinaia i feriti ricoverati nei tre principali ospedali di Conakry». Lo dice alla Misna Isabelle Bourges, del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), dalla capitale della Guinea Conakry. «Gli ospedali sono al limite delle loro possibilità» aggiunge Bourges «non è ancora chiaro se durante la notte l’esercito abbia presidiato le strade o effettuato arresti, la gente sembra traumatizzata, la città appare come sospesa, c’è poco traffico e in pochi si avventurano fuori casa».

Il clima politico si è acceso in Guinea da quando il capitano Dadis Camara – autoproclamatosi alla guida del paese nel dicembre 2008, dopo la morte del generale Lansana Conté, per 25 anni al potere – ha annunciato la sua candidatura alle elezioni in programma nel 2010. L’Unione Africana ha minacciato Camara di sanzioni se non rinuncerà a candidarsi e a lasciare strada a un governo civile, come si era impegnato a fare nei mesi scorsi.

Almeno 50mila persone, secondo quanto riportato oggi dalla Bbc, si sono riunite ieri per una manifestazione organizzata dall’opposizione dall’opposizione per chiedere elezioni libere e il ritorno ai civili del governo, da oltre 25 anni in mano ai militari. E l’esercito è intervenuto aprendo il fuoco sui manifestanti. Secondo il partito dell’oppositore Sydia Tourè sono state almeno 157 le persone uccise e 1250 quelle ferite.

Secondo fonti giornalistiche locali, l’esercito ha arrestato diverse persone, tra cui esponenti dell’opposizione e della società civile che si troverebbero adesso all’interno di Camp Alpha Yaya Diallo, la più grande base militare di Conakry. Alcuni reparti di soldati portavano cappucci e farebbero parte di una formazione costituita di recente proprio per essere utilizzata in occasione di manifestazioni. Per il sito guineano ‘Aminata’, le violenze sarebbero invece da attribuire a reparti composti da ex-ribelli dell’Ulimo.

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