Welfare
Lo stallo dei Balcani che pesa sull’Europa intera
Mcl in campo per far ripartire il dialogo
di Redazione

Società tra veti incrociati e nuovi nazionalismi.
Un convegno a Trieste fa il punto.
Carlo Costalli: «Ripartiamo dalla società civile»Se ne parla poco, ma i Balcani continuano a essere un’area particolarmente delicata. Etnie diverse faticano a trovare la strada della convivenza anche a causa di risorgenti forme di nazionalismi. Lo sa bene Carlo Costalli, presidente di Mcl (nella foto), associazione da anni impegnata in quella zona. Con diverse iniziative concrete come la costruzione di un Centro per il dialogo, finanziato con il 5 per mille (sorgerà a 7 chilometri da Sarajevo e sarà aperto a tutti; l’inaugurazione è prevista per la fine del 2010). Mcl sta però anche conducendo un percorso di carattere formativo e culturale che, sottolinea Costalli, «mira a promuovere la stabilità nell’Europa sud-orientale partendo dalla libertà individuale e dall’inviolabilità della persona umana a prescindere dall’etnia e dal credo religioso».
Una tappa di questo cammino è il convegno organizzato a Trieste dal 9 all’11 ottobre da Mcl (assieme a Feder.Agri, all’Ente europeo di formazione, all’organizzazione sindacale della Bosnia Erzegovina, Napredak) e intitolato «Unione Europea e Balcani: sfide per l’integrazione in Unione Europea e dialogo sociale». Un’occasione per ritessere il filo della convivenza serena, della pacificazione, del dialogo interculturale e interreligioso, valorizzando il contributo della società civile (fra gli altri interventi, quello di monsignor Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste; di Fritz Neugebauer, presidente del Parlamento austriaco; di Branislav Canak, presidente del sindacato serbo Nezavisnost). «Senza i Balcani non ci sarà vera Europa», prosegue il presidente, «pertanto occorre accelerare l’ingresso nell’Unione della Croazia e l’avvicinamento degli altri Paesi». Un cammino non semplice, come emerge del resto dalle relazioni triestine. In particolare da quella di Vittorio Emanuele Parsi, docente della Cattolica di Milano («La penisola balcanica fra dinamiche di sicurezza e prospettive di integrazione europea») e dall’intervento di Franjo Topic, presidente di Napredak («I Balcani – Minaccia o sfida per l’Europa»). «È necessario», conclude Costalli, «un percorso riformatore autentico che consenta di sbloccare la situazione di stallo che caratterizza queste società, attraversate da veti incrociati che impediscono l’avvicinamento all’Europa. In questo senso sarebbe il caso di rivedere gli accordi raggiunti anni fa, fondati su una logica di lottizzazione che impedisce lo sviluppo sociale. Da questo punto di vista è per noi importante sottolineare il ruolo che possono svolgere le organizzazioni della società civile, e in particolare quelle che associano i lavoratori».
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