Scarpe di vernice laccata, sportive o ballerine. Pochi passi veloci, poi un lesto dietrofront: è un incontro fugace quello con la fortuna. Code di aspiranti miliardari nella capitale italiana per spesa nel gioco: moltissimo Gratta e vinci, sempre più SuperEnalotto e le intramontabili slot, «le preferite degli stranieri». Scene di ordinaria amministrazione alla ricevitoria numero 1 di Milano, pieno centro città, tra piazza Affari e piazza Duomo. Ce n’è per tutti i gusti, presto la mattina, in pausa pranzo e fino a sera: la febbre del gioco non guarda in faccia la classe sociale, sesso o età. Nulla di più vero per il nuovo concorso targato Sisal, Win for life, che ha richiamato un pubblico inedito e incuriosito, «e come dargli torto, con un vitalizio così, altro che pensione!», racconta dal suo osservatorio, cinque generazioni dietro un banco del Lotto, donna Alba, proprietaria della più antica ricevitoria d’Italia. Anche se, a dirla tutta, «gli italiani non hanno mai smesso di giocare». Negativa, invece, l’introduzione delle tre estrazioni, «che ha solo creato affanno nel gioco», spiega la signora del Lotto per sua modesta esperienza, «che poi modesta proprio non è». Puntate medie da 10 euro ma anche sistemoni da 2mila euro, le quote ripartite magari tra i colleghi dell’ufficio. «Nemmeno i manager della City rinunciano a tentar la sorte», allettati anche loro dai montepremi da capogiro. Dietro il banco, poi, non manca mai una kabala da consultare all’occorrenza, per sfidare la fortuna con l’interpretazione dei sogni. «Io invece», sorride donna Alba, «gioco sempre gli stessi numeri».
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