Famiglia

Più nidi e più scuola È ora di impegni concreti

Cosa attendersi dalla Conferenza nazionale per l'infanzia

di Redazione

Mancanza di servizi all’infanzia, alta dispersione scolastica (con le devianze ad essa collegate). Sono i grandi buchi neri del nostro Paese, soprattutto a Sud. Che rendono ancora lontana la piena applicazione della Convenzione Onuda pag. 35
A vent’anni dall’approvazione del testo, c’è da chiedersi quanto essa sia stata effettivamente recepita nella nostra legislazione e sia diventata prassi quotidiana, soprattutto in considerazione della marginalità data a una legge importante come la 285 sull’infanzia e l’adolescenza, e all’assenza di serie politiche di sostegno alla famiglia e alla genitorialità, rispetto alle quali risulta essere ancora forte il divario tra le regioni meridionali e il resto del Paese. Uno degli indicatori è senz’altro quello della diversa presenza dei servizi all’infanzia: secondo il centro studi Ires-Cgil in molte aree del Sud i bambini fino a 5 anni non hanno accesso ai primi passi della formazione perché a Bari come a Napoli, a Palermo come Catania, le scuole materne sono in affanno, e un buon 20% di potenziali allievi arriverà in prima elementare senza aver frequentato un giorno d’asilo. Una situazione che in mancanza di nonni, cui viene affidato il 54% dei nipotini se i genitori lavorano, può diventare drammatica.
Successivamente, nell’età inquieta dell’adolescenza, sono moltissimi i ragazzi che abbandonano i banchi di scuola e si dedicano ad attività illegali. Secondo i dati forniti nel 2008 dal ministero della Giustizia, sarebbero circa 40mila i minori denunciati alle autorità dal 2000 al 2006 e, ancora una volta, sono le regioni meridionali che presentano il maggior numero di reati commessi da minori denunciati, con in testa Sicilia, Campania e Puglia. Soprattutto al Sud i reati, nella stragrande maggioranza dei casi, sono connessi a situazioni di marginalità o estremo svantaggio socio-economico. In altri termini, si tratta di una devianza strettamente legata a problematiche di tipo socio-educativo e al fenomeno della dispersione scolastica, che nel Mezzogiorno raggiunge cifre preoccupanti (oltre il 30% contro una media nazionale del 20, secondo l’ultimo rapporto Istat relativo all’anno scolastico 2006/2007).
Gli alti tassi di dispersione scolastica e di devianza minorile si collegano a un contesto di forte carenza di opportunità di lavoro, dove è più alto che altrove il numero di famiglie povere. Basti pensare al fatto che, secondo l’ultimo rapporto Istat sulla povertà in Italia, dal 2007 al 2008 la percentuale di persone che non possono conseguire uno standard di vita minimamente accettabile è significativamente aumentata in tutto il Mezzogiorno, passando dal 5,8 al 7,9%. È ancora nei ricordi di tutti la vicenda del piccolo Elvis, morto per le esalazioni da un braciere: la famiglia non poteva permettersi nemmeno l’elettricità. C’è da augurarsi, allora, che dalla conferenza nazionale escano impegni concreti a favore dei bambini e delle bambine, a partire dalla realizzazione dei servizi per la prima infanzia e di sostegno alla genitorialità, sperando di non dover ascoltare annunci di ulteriori tagli alle già ridotte risorse economiche.

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