Non profit
Arte e new media si va in periferia
Le nuove strategie per lo sviluppo varate dal Salone della comunicazione pubblica
di Redazione

Cos’hanno in comune le reti digitali, la comunicazione civica e la public art? La risposta è arrivata il 5 novembre in occasione della XVI edizione di Compa (Salone europeo della Comunicazione pubblica, dei servizi al cittadino e alle imprese) di Milano.
Un viaggio nel mondo della digitalizzazione, condotto dall’università milanese Iulm, che va da San Paolo del Brasile all’italiana Salemi. L’arcano lo svela Alberto Abruzzese (nella foto) docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi proprio allo Iulm: «Il confronto con le esperienze sviluppate in diverse regioni del mondo ci permette di capire il nesso tra sviluppo della comunicazione digitale e pratiche di coinvolgimento delle periferie e l’esposizione pubblica delle opere d’arte come strategia di inclusione comunitaria». In Brasile, ad esempio, come racconta il professor Massimo Di Felice, attraverso la rete nasce una nuova forma di partecipazione sociale che integra favelas, comunità rurali e villaggi indigeni. Salemi invece è il teatro di «Progetto Terremoto» di Oliviero Toscani. Qui l’arte è trattata come bene pubblico per l’integrazione e il rilancio comunitario e territoriale. «Nei momenti di grandi crisi non vanno distaccati i problemi della sfera economica da quelli espressivi e di tipo culturale», conclude Abruzzese.
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