Non profit
certificazioni su misura anche per le “piccole”
Novità dall'Istituto italiano della donazione
di Redazione
L’Istituto italiano della donazione guarda al mondo delle piccole (o giovani) organizzazioni non profit. Dal 2010 sarà attivato un servizio dedicato alle realtà non profit di piccole dimensioni (o comunque con entrate inferiori a 300mila euro) di cui sul sito internet dell’Iid è già visibile il progetto pilota. In questo modo la realtà italiana che per prima ha dato il via al percorso di certificazione e verifica per il terzo settore, attua un percorso innovativo che facilita la maggior parte delle onp italiane.Al termine del 2009 sono poche le realtà non profit che ancora non conoscono l’Istituto italiano della donazione e la sua attività di verifica. Nato nel 2004 per volere di alcuni enti rappresentativi del terzo settore italiano, l’istituto è intervenuto a controllare l’utilizzo concreto ed efficace dei principi etici contenuti nella Carta della donazione, primo codice etico di autoregolamentazione per l’utilizzo dei fondi nel non profit.
Come fare per entrare a fare parte dell’istituto?
Il percorso è piuttosto semplice. Dopo la consegna di alcuni documenti formali di cui l’organizzazioni non profit (onp) è già in possesso (statuto, atto costitutivo, bilanci economico finanziari), il consiglio direttivo dell’Iid accetta l’onp come candidata, comunica la quota di adesione e dà il via al percorso di verifica. L’istituto aiuta concretamente, per tutto il tempo necessario, l’onp a prepararsi alla visita di un verificatore esterno, professionista esperto appartenente a grandi società multinazionali di certificazione, che effettua la verifica ufficiale. Il report della visita viene poi passato al vaglio del comitato tecnico Iid costituito da esperti di diverse discipline (avvocato, commercialista, esperto di fundraising e così via), il quale consegna al consiglio direttivo il parere finale relativo all’assegnazione del marchio Iid «Donare con fiducia». Qualunque organizzazione può presentare domanda di iscrizione?
Non esistono limiti tecnici formalmente individuati che intervengono a precludere l’entrata di un’onp all’istituto. L’Iid, nel corso di un primo contatto diretto con l’organizzazione, effettua con quest’ultima un bilancio dei costi/benefici che l’adesione può comportare per l’organizzazione stessa. I requisiti preferibili di ammissione (i 300mila euro di entrate di cui si è sentito parlare, la costituzione dell’onp da almeno tre anni e l’attività di raccolta fondi già attiva o in procinto di essere avviata sulla base di un piano definito) sono stati individuati alla luce delle diverse realtà con cui l’istituto è entrato in contatto e, in mancanza della loro soddisfazione, è stato appurato che il processo Iid può comportare non un vantaggio, bensì un “appesantimento” dell’attività complessiva dell’organizzazione. Ma allora, come possono avvicinarsi all’istituto le piccole onp o quelle di recente costituzione?
In questi anni Iid ha ricevuto numerose richieste da organizzazioni di piccole dimensioni e si è posto il problema di fornire anche a queste realtà un percorso che consentisse loro di potersi accostare all’istituto senza doversi sottoporre a processi troppo onerosi, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Nel corso del 2010, l’istituto renderà attivo un servizio dedicato alle realtà di piccole dimensioni di cui un primo progetto pilota è già in corso ed è visibile all’interno del suo sito internet alla sezione «Organizzazioni non profit segnalate da Iid».Dopo essere stata la prima ed unica realtà in Italia a dare il via a un percorso di verifica e certificazione dedicato al terzo settore, l’istituto mostra di essere sempre al passo con le realtà internazionali (in particolare statunitensi, quali Charity Navigator, BBB Wise Giving Alliance e Guidestar) impegnate nella segnalazione di onp trasparenti e meritevoli e si appresta a lanciare un servizio che consentirà a tutto il mondo non profit di giovare di un percorso di trasparenza verso il donatore istituzionale (imprese, fondazioni) e il privato cittadino.
La palla quindi alle organizzazioni non profit!
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