Cultura
Hadjadj e il sapore mistico del sesso
L'ultima "sfida" dello scrittore francese
di Redazione

In fondo è sempre andata così fin dai tempi della scuola: chi più ne parlava meno ne faceva. Di sesso, intendo. Estendere alla società, alla nostra in particolare, liberata, destrutturata, liquida e finanche limacciosa, le grezze analisi degli adolescenti può sembrare sforzo di poco valore. In realtà Fabrice Hadjadj nel suo profondissimo ed avvicente libro argomenta oltre il già saputo e reintroduce con sicurezza e determinazione nella discussione teologica il nostro cruccio sessuomane. Diciamo che lo riporta proprio là dove era stato strappato con forza e astuzia dalla famosa, ancorché incerta, ragione moderna. Vale a dire tra quella carne, così già «dotata di molto spirito» da anticipare, in qualche modo, la gloria di Chi è risorto. Certo la mistica, anche quella dei sessi, sembra riguardare un oltre inattingibile ai più, un territorio incognito e frequentato da strane persone, un po’ border line. Eppure lo scritto del giovane filosofo francese si aggira, senza paura, tra parole che facciamo fatica ad intendere: fedeltà, castità, astinenza ecc., assieme a quelle che ascoltiamo fin troppo, magari senza capirle davvero: adulterio, peccato, perversione.
Hadjadj scrive, e bene, nel rovescio della nostra realtà. Con un dettaglio non da poco, anzi risolutivo: Hadjadj (arabo di famiglia tunisina ma di origine ebraica, convertito al cattolicesimo) fa un giro largo per raggiungere ciò che gli altri, in realtà, hanno da tempo abbandonato e cancellato con la convinzione, errata, di averne già esaurito il sapore. È l’esperienza dell’altro sesso, dell’altro da noi; né semplice correlato, né immaginato alter ego, ma carnalmente ancorato a un’anima, quella che manca all’erotomania odierna.
Il suo è un periplo per nulla angosciato, consapevole sì del rischio e pronto a riconoscere gli angoli ciechi, gli anfratti nascosti, i paradossi viventi in cui si articola la nostra umana esperienza sessuale. Non è un libro a tesi, non possiamo collocarlo qui perché è contro quello lì o quell’altro ancora (anche se citare Pasolini ci rincuora). Vien voglia, dopo averlo riposto sul comodino, di voltarsi e strappare al sonno la propria moglie, darle un bacio e prometterle di non voltarle mai più le spalle, neppure per leggere un libro di Fabrice.
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