Welfare

Se il carcere è disattento e indifferente, lo Stato è colpevole

di Redazione

Carcere “disattento”: c’è il risarcimento
Cosa vuol dire che non si fa abbastanza, in carcere, per prevenire i suicidi, e per ridurre i “danni da galera” che possono portare una persona detenuta a farsi del male? Vuol dire anche che lo Stato può essere condannato a risarcire i famigliari di un detenuto morto in carcere: è successo di recente, con un giudice civile che ha condannato il ministero della Giustizia a risarcire con 182mila euro la sorella di un detenuto morto di overdose nel carcere di Rovigo.
Alla base della condanna l’idea che un tossicodipendente incarcerato dovrebbe essere curato, aiutato e osservato, e non invece lasciato a se stesso al punto da riuscire a iniettarsi una dose mortale di eroina.
Se il carcere sembra una condanna a morte
La Garante dei diritti dei detenuti della Campania, Adriana Tocco, per spiegare quali sono oggi le prospettive di un malato detenuto, e i rischi che corre, ha compiuto un atto quasi “eversivo”: ha pubblicato alcune cartelle cliniche di detenuti presenti nelle carceri campane, con patologie così gravi che quelle cartelle “parlano da sole”.
Basta un esempio, quello di una donna detenuta: «Difficile raccogliere le notizie anamnestiche data la difficoltà da parte della paziente di articolare la parola. Persistendo sempre i mal di testa e le crisi ipertensive, viene nuovamente ricoverata per un’altra emorragia cerebrale. È sempre su una sedia a rotelle… pratica dialisi a giorni alterni».
Se lo Stato viene condannato dall’Europa
L’aspetto più interessante della sentenza con la quale la Corte europea dei Diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per il sovraffollamento penitenziario è quello che ha scritto il giudice Andràs Sajò in calce alla sentenza: «Non è la mancanza di spazio in cella a costituire di per sé un trattamento inumano o degradante, in quanto l’inumanità della situazione risiede nel fatto che lo Stato non ha dimostrato di avere adottato misure compensative supplementari per attenuare le condizioni estremamente gravose derivanti dalla sovrappopolazione del carcere. Esso avrebbe potuto prestare particolare attenzione alla situazione, ad esempio concedendo altri vantaggi ai detenuti».

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