Welfare

Marciando, c’est plus facile

Camminare insieme per far capire che cosa si sogna

di Redazione

La marcia dei beurs rimane nella memoria e nella storia dell’immigrazione
in Francia come la prima “presa di posizione”
dei giovani
di seconda generazione
delle banlieue francesi.
Era il 1983…di Ouejdane Mejri
Camminare non fa bene solo alla salute, ma se fatto in gruppo permette anche di far passare un forte messaggio in un modo pacifico. Il 3 dicembre 1983, qualche decina di “beurs” (arabi di seconda generazione) partiti da Marsiglia, insieme ad altre decine di migliaia di persone, arrivavano a Parigi pieni di aspettative e di speranze di un riconoscimento della loro identità e della loro volontà d’integrazione.
La Marcia dei beurs rimane nelle memoria e nella storia dell’immigrazione in Francia come la prima “presa di posizione” dei giovani di seconda generazione delle banlieue francesi. Il 1983 fu un anno rude per gli immigrati in Francia. Da una parte l’estrema destra francese ebbe un successo elettorale inaspettato alle comunali sbandierando slogan razzisti e anti arabi. Dall’altra parte, la lista dei giovani di origine magrebina uccisi, dopo colluttazioni con le forze dell’ordine, nelle cité andava crescendo.
I termini “cité” e banlieue si riferiscono alle città-dormitorio costruite negli anni 50 attorno ai principali agglomerati francesi per dare alloggi popolari principalmente agli immigrati nordafricani e africani giunti in Francia dalle ex-colonie durante la fase di “ricostruzione” post bellica. Il quartiere delle Minguettes, nella periferia di Lione, che due anni prima è stato teatro delle prime sommosse dei quartieri periferici francesi, conosce un nuovo dramma: il giovane Toumi Djaïda è ferito da un poliziotto. È proprio lui, insieme a padre Christian Delorme, sacerdote del quartiere, che propone una lunga marcia, ispirata a Ghandi e Martin Luther King.
Sono in 32 a partire il 15 ottobre da Marsiglia, una persona sola li accoglie a Salon-de-Provence, prima tappa della marcia. Ma saranno mille a Lione e dopo 1.300 km, circa 100mila a Parigi ribadendo lo slogan «Vivere insieme, con le nostre differenze, in una società solidale». Una delegazione fu anche ricevuta all’Eliseo dal presidente Mitterrand che si è dimostrato sensibile alle istanze dei manifestanti.
Questa marcia ebbe grande effetto 25 anni fa ma oggi i problemi dei ghetti della periferia continuano a mutare e le condizioni dei ragazzi di terza e quarta generazione non sono molto cambiate rispetto ai tempi dei loro genitori. Tante lezioni sono da imparare da come sono state articolate le azioni delle istituzioni e degli immigrati stessi per evitare che oggi in Italia si raggiunga un comunitarismo cieco oppure un’islamofobia spiccata.
Una marcia è bella quando i suoi risultati sono memorabili. Mi piace ricordare la Marcia dei Re, giunti da Oriente a Gerusalemme, con doni preziosi per il Bambino Gesù, il re dei Giudei che era nato. Un percorso devoto guidato da una stella profetica.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.